“Odio talmente tanto il Liverpool che… lascio dei souvenir del Manchester United sul tetto di Anfield”. E’ la simpatica 'cattiveria' di un ignoto operaio, tifosissimo della squadra di Mourinho, che si è trovato a dover eseguire i lavori di ampliamento dello stadio degli odiati rivali. Tutto ciò che si sa di quest’uomo, oltre al sesso, è che è originario del Lancashire, che ha 42 anni e quattro figli, che ha lavorato sei mesi allo stadio dei Reds ma ha deciso di rivelare il gesto soltanto nelle scorse ore (e proprio nel giorno di Liverpool-United!). Ma della sua identità, nient’altro.
In questo momento, i giocatori in campo non sanno, ad esempio, che ci sono due pupazzetti alti pochi centimetri di Ferdinand e Giggs – non due giocatori a caso – a stagliarsi fieri, incollati su un'asse di ferro del tetto. “Ho pensato che questo fosse il modo migliore per lasciare un mio ricordo allo stadio. Ma ci pensate? Ho dovuto lavorare per mesi con tifosi del Liverpool e per testare l’impianto audio ho dovuto ascoltare prima una canzone degli Oasis (storici tifosi del City, ndr) e poi non so quante volte You’ll Never Walk Alone” ha detto l’ignoto operaio, spiegando la sua bravata al Daily Mail. Ma non è finita qui, perché l’uomo si è spinto oltre, riuscendo ad indossare la maglia dello United sul posto di lavoro, che poi ha collocato all’interno dell’incavo di un palo di sostegno. “C’erano regole ferree a tal proposito, ma un giorno ho deciso di metterla ed è stato divertente lavorare con la paura di essere scoperti” confessa. Anche perché, come lui stesso ha spiegato, i suoi compiti riguardavano zone dell’impianto che non erano raggiungibili da impalcature, per cui ha dovuto calarsi dall’alto con l’imbracatura, rimanendo a lungo isolato dai colleghi.
“Quando ero piccolo, in classe eravamo soltanto in due a tifare per lo United. Quindi adesso tiro fuori le cose di quando ero bambino” spiega, facendo riferimento ai Giggs e Ferdinand in miniatura. Però, sottolinea un aspetto importante: “C’è sempre stato grande rispetto con i miei colleghi, non ci siamo mai insultati oltre lo scherzo, perché non siamo e non sarò mai parte della frangia volgare del tifo”. Una puntualizzazione che serve a ricordare che il calcio va preso sempre per quello che è: speciale sì, ma pur sempre un gioco.