Detto, ridetto, sussurrato, urlato. Semplicemente ribadito ogni qualvolta gli venisse chiesto dove fosse il suo futuro. “Rimango solo se vinco un trofeo”. Possibilità di interpretazioni? Nessuna. Luciano Spalletti ha messo un doppio filo intorno alla panchina giallorossa, ma ancora di più al termine vittoria. Quasi fosse un mantra motivazionale per i suoi ragazzi. “Questa squadra è stata costruita per vincere e se così non dovesse essere a fine stagione, vorrà dire che l’avrò allenata male”. Chiaro e diretto. Come la comunicazione con l’esterno, trasformatasi con il tempo da informativa a perentoria. Didattica finché l’interlocutore è stato ritenuto “amico”, provocatoria nell’ultimo periodo, quando la guerra Spalletti vs Mondo è diventato il leitmotiv di ogni esternazione pubblica. Un uno contro tutti di Mouriniana memoria. Spirito d’emulazione? Non proprio. Più figlio di una personalità strabordante che ha portato l’Imperatore giallorosso ad accentrare tutte le attenzioni su di sé, sulle sue sillabe e sul suo futuro. La squadra protetta, per raggiungere quell’obiettivo comune che è la vittoria. L’aut aut contrattuale come unico argomento da usare per parlare della sua Roma. Perché ormai ha le spalle larghe Luciano. Nulla della Roma città, nel suo insieme, lo spaventa. Veni, vidi, vici. Lo ha già fatto e in questa sua nuova avventura si è imposto di rifarlo. In caso contrario sarà addio.
Tutto normale, nella sua follia, se non fosse per un piccolo dettaglio. Il futuro è appeso a 90’ di fuoco contro la Lazio. Nel derby. Per di più di Coppa, con un risultato di 2-0 da ribaltare. Un’impresa da grandi condottieri. Nelle difficoltà sembra esaltarsi e oggi, nella conferenza stampa della vigilia ha voluto alzare l’asticella dell’attesa ai massimi livelli: “Il mio futuro? Dopo la partita di domani se ne può parlare”. Con lo sguardo fisso, verso l’interlocutore. Senza paura, a testa alta. Solo per una domanda… non osiamo immaginare domani davanti ad un Olimpico finalmente tornato a riempirsi. 50.000 spettatori previsti, per un atto finale da film hollywoodiano. Per la Roma sarà dentro o fuori. Finale di Coppa Italia o un’altra stagione senza trofei. Per Spalletti sarà il palcoscenico per l’espressione del suo essere. Tutto o niente, bianco o nero. Non esistono grigi a Certaldo. Pollice verso o verso pollice? Sarà l’Imperatore Spalletti a decidere.