Un anno senza Andrea Pirlo. Due estati fa l'ex regista di Juventus, Milan e Inter, tra le altre, ha scelto di diventare una stella della MLS e con i suoi New York City non ha fallito l'obiettivo play-off. Ma come procede l'ambientamento nel calcio "stelle e strisce" e che livello ha trovato? Lo spiega lo stesso Pirlo nel corso di un'intervista concessa a La Gazzetta dello Sport:
"È stata una stagione importante per tutti. Mica è facile dopo neppure due anni riuscire a costruire una realtà come la nostra: lottare per il titolo all’Est, arrivare secondi nella Conference e andare ai playoff. Questo era l’obiettivo che ci eravamo posti all’inizio del campionato e l’abbiamo centrato con una manciata di match d’anticipo. Abbiamo ambizioni da titolo, perché le partite sono state sempre equilibrate. È un po’ la storia di questa Lega, in cui molte squadre si equivalgono. Stiamo tutti bene fisicamente, ce la possiamo giocare con chiunque. Rispetto all’anno scorso tutta la Lega ha fatto un passo avanti. Ci sono stati miglioramenti a livello tattico, ma anche tecnico, soprattutto grazie all’arrivo di molti giocatori bravi. L’asticella si è alzata e andrà sempre in questa direzione. C’è bisogno di tempo e di un po’ di pazienza".
Pirlo individua i rivali da temere e dà qualche consiglio per gli acquisti: "I nostri rivali principali sono i Red Bulls, l’altra squadra newyorkese, una delle più forti. Sono fisici e aggressivi. Sicuramente arriveranno fino in fondo. Consigli? A me piace molto il nostro Jack Harrison, che domenica ha segnato un bel gol. Deve ancora maturare, ma già quest’anno, con un allenatore europeo come Vieira che gli ha spiegato un po’ di fondamentali tattici e tecnici, ha fatto molto bene. Servono allenatori europei? Sono d’accordo, è ciò che ripeto spesso: per far crescere il movimento non servono soltanto le stelle. Anche quelle, certo, ma ci vogliono allenatori che vengano a insegnare e portino con loro la giusta mentalità. Molti calciatori qui escono dai college senza aver appreso niente: perdono tempo. E si ritrovano in una Lega professionistica a 21 o 22 anni con una conoscenza del soccer del bambino italiano appena uscito da scuola".
Prima di chiudere l'intervista, l'ex regista della Nazionale, indica cosa cambierebbe della MLS: "Se questo campionato vuole crescere più in fretta deve togliere le restrizioni al mercato. Ogni franchigia deve essere più libera di comprare e gestire i propri tesserati, perché adesso ciascuno di noi firma il contratto con la MLS. Il problema è che vogliono mantenere la stessa formula degli altri sport americani per garantire l’equilibrio e dunque la competitività, a scapito però dell’autonomia. Come mai la MLS non ha ancora prodotto campioni? Perché non ci sono le Accademie. Si gioca nelle scuole, ma a livello prevalentemente creativo. Non c’è un concetto di allenamenti specifici di livello professionistico anche per i bambini, come esiste da noi. Colleghi italiani? Ricevo numerose telefonate. Mi chiedono come si sta. Cosa rispondo? Molto bene".