Semplici numeri, pure coincidenze o fantastiche magie. Insomma, chiamatele come più vi piace. Il calcio, in fin dei conti, ne è pieno. Soprattutto in pomeriggi come quelli di oggi, al Franchi. Dove l'atmosfera è unica e basta un soffio per scatenarne tutta la forza. Sono le 13:01 quando la Fiorentina passa in vantaggio. Dalla bandierina va Saponara, alla prima da titolare in questa stagione, proprio pochi giorni dopo il saluto all'amico Davide che ha commosso l'Italia e non solo. Il suo cross viene impattato da Vitor Hugo, che salta indisturbato nei pressi dell'area piccola. Palla alle spalle di Puggioni e corsa verso la tribuna, dove gli consegnano una maglia bianca. Al centro c'è proprio lui, Astori, con la maglia viola e la sua fascia. La alza al cielo, mostrandola a tutto lo stadio. Poi la depone, portandosi la mano alla fronte in segno di saluto. Come fanno i militari per omaggiare gli ufficiali. Già, perché il loro rapporto era questo. O meglio, l'allievo e il maestro. Stesso ruolo,quasi lo stesso numero. Il Capitano con la 13, lui con la 31, ad invertirne le cifre. Anche lo stesso sorriso, perché Vitor, come tutti i brasiliani, ha contagiato la città con la sua allegria fin dal primo momento in cui è atterrato all'aeroporto di Peretola. In questi giorni, probabilmente, lo avrà perso. Lo avranno consolato a casa la moglie Rafaella e il piccolo Pietro, di appena quattro anni. Se li è portati dal Brasile, per averli accanto. Sia nei momenti di gioia che in quelli di sconforto. Sono i suoi punti di riferimento qui in Italia. Come lo è Pioli, come lo è stato Davide.
"Mi ispiro a Miranda, ma Astori mi aiuterà tantissimo" Le sue parole nel giorno della presentazione. Lui che in Brasile aveva appena vinto tutto con il Palmeiras e che si trovava agli inizi del grande sogno europeo. Vincente, ma con un calcio tutto da scoprire. Gioca poco all'inizio, ma non demorde. Anche perché durante gli allenamenti Davide lo prende con sé e gli insegna tutto. Cosa conviene fare e cosa è meglio evitare, il posizionamento del corpo e l'atteggiamento. "Davide è il Capitano, ha tanta pazienza con me - ha raccontato lo stesso Vitor qualche mese fa - non è solo un grande calciatore, ma un amico. Abbiamo un rapporto speciale, anche fuori dal campo". Parole da brividi, se risentite oggi. Soprattutto se a fare il gol decisivo è lui, alle 13:01, con il numero 31 e alla tredicesima presenza stagionale. Tutto per il numero 13, per Davide, che da lassù avrà apprezzato e promosso la partita del suo allievo brasiliano, oltre alla dedica speciale. Già, non solo il gol. Anche tante chiusure provvidenziali, soprattutto in un primo tempo in cui Simeone non riesce a segnare e in una ripresa dove la squadra molla fisicamente. Il Benevento attacca, forse meriterebbe anche il pareggio. Ma ovunque provino a far male, c'è Vitor. Anima e cuore, da' tutto quello che ha in corpo. Lo fa per il suo maestro, per quei compagni che a fine partita si accasciano a terra, privi di forze e pieni di tristezza. Con tre punti in più in classifica, che però non hanno molta importanza oggi. Vitor, intanto, segna e si prepara a raccogliere l'eredità di Davide. Chissà, un giorno forse sarà lui a fare da maestro ad un altro giovane talento, a tramandare gli stessi insegnamenti ricevuti. Quelli appresi da un ragazzo con la tredici sulle spalle e il sorriso sempre stampato sul volto.