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Data: 15/09/2016 -

'Noi vogliamo...il Citta in Serie A!', l'ex Sgrigna racconta: "Spogliatoio unico e affetto della gente, i segreti di una grande famiglia"

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Appena tre mesi fa il saluto speciale, commosso a quella che prima di una squadra – ammette – è una grande famiglia. Alessandro Sgrigna e il Cittadella, storia di un amore vero, incontaminato. Di quelli difficili da trovare nel calcio di oggi, difficili anche da spiegare. Perché è difficile spiegare a parole cosa sia un sentimento, cosa sia l'amore. Semplicemente, è quella cosa magica che ti fa brillare gli occhi ogni qualvolta ne parli. Ecco, appunto. Un timido sorriso e tanti, tanti ricordi con un affetto quasi unico: così Sgrigna racconta la sua doppia avventura al Cittadella, la splendida promozione dello scorso anno e la sorpresa (“Nemmeno troppo”) di quest’avvio di Serie B. “Il Citta è e sarà sempre qualcosa di speciale per me. Nel 2003 ha rappresentato un punto di svolta nella mia carriera perché stavo per smettere. Loro mi hanno preso, mi hanno dato fiducia e soprattutto mi hanno rilanciato. Poi se ripenso alla cavalcata incredibile dello scorso anno ho ancora i brividi. E i nove punti in tre partite sono una sorpresa ma nemmeno troppo, perché chi vive o come me ha vissuto quell’ambiente – racconta Sgrigna a GianlucaDiMarzio.com sa che al Citta c’è qualcosa di speciale, che ti porta a fare cose speciali”. La specialità in realtà è una cosa molto semplice, almeno in questo caso: tutti sanno stare al posto loro, tutti si vogliono bene. Nessuno si lamenta, un’oasi felice insomma. “Io l’anno scorso ho giocato poche partite da titolare, un po’ per l’infortunio che ho avuto in estate un po’ perché il mister aveva trovato degli equilibri ed era un peccato stravolgerli. Ma andava bene così, assolutamente. Eravamo e sono – perché la squadra più o meno è rimasta quella – un grandissimo gruppo e questo è il segreto. Incominciando a conoscerci abbiamo capito subito che eravamo tutte persone sincere, genuine, pronte a dare tutto per aiutare l’altro. E infatti anche fuori dal campo abbiamo costruito grandi rapporti di amicizia: cene… e tante risate! Con Pascali che è un po’ il ‘giullare’ dello spogliatoio e tiene sempre tutti allegri. Io tuttora mi sento quasi con tutti, con Scaglia e Pascali ci siamo visti anche pochi giorni fa. Ma la cosa del fantacalcio di Pascali non la dimentico (ride)…”. Macumbe, gufate? “In un certo senso. Lui e Paolucci, altro grande personaggio, ‘piangevano’ sempre perché le prime tre giornate dello scorso campionato erano ultimi poi alla fine hanno vinto!”. Ricorda e ride Sgrigna. “E se ripenso ai vari cori…”. Uno in particolare, meglio non ripeterlo. Ma cambiando le parole… “Noi vogliamo il Citta in Serie A!!! Così va bene no!?”. E’ possibile? Ci credono? “Diciamo che i ragazzi sono un po’ stupiti di questo grande avvio, ma ci devono credere perché sono una grande squadra. La società è grandiosa, il direttore pondera tutte le scelte che fa e non sbaglia un colpo, l’ossatura della squadra è rimasta quella dello scorso anno e i nuovi si sono inseriti benissimo. Poi il mister è bravissimo, una persona molto decisa. Stanno ancora cavalcando l’onda dello scorso anno secondo me. Ah, un’altra cosa: al Citta l’affetto della gente che sta intorno alla squadra è unico. Io ne ho girate tante di piazze, ma non avevo mai visto una cosa del genere. Si è davvero una grande famiglia”. Ma non solo cuore ed entusiasmo, eh! La squadra ha qualità. Su chi puntare? Sgrigna non ha dubbi: “Scaglia e Schenetti faranno benissimo. Poi Salvi, Bartolomei e Valzania hanno qualità importanti, ne sentiremo parlare. Spero presto di andare a vedere una partita in casa, ma ora stanno andando bene, non vorrei che poi mi dicono che gli porto sfortuna…”. Un tifoso in più per il Citta, gli manca quell’atmosfera magica. Ma ora Sgrigna pensa anche alla sua nuova avventura in Eccellenza con il Leodari Vicenza: “Già a metà dello scorso anno ho capito che avrei dovuto lasciare il Cittadella. Io avevo voglia di giocare e lì – direi giustamente – non ne avevo la possibilità. Così ho deciso di ripartire da qui, è stata una scelta di vita. La categoria non è un problema per me, voglio solo divertirmi e sentirmi protagonista in questi ultimi due anni della mia carriera. E’ una realtà nuova, diversa ma bellissima perché mi sta facendo vedere il calcio da un’altra prospettiva: quella del divertimento puro. Tanti miei compagni lavorano e quando staccano vengono al campo ad allenarsi. Arrivano qui con il sorriso, con la voglia di stare insieme e di divertirsi. Beh, questa è una cosa che mi ha colpito tantissimo, è davvero unico vedere nei loro occhi una passione che prescinde da tutto: soldi, interessi ecc. Mi sembra un ritorno al passato tra campetti di terra e maglie senza nomi. Va benissimo così, pensiamo a fare bene e soprattutto a divertirci. Poi io in futuro vorrei allenare”. E’ tutto? No! Sgrigna ripensa al ‘suo’ Cittadella. Alla sua esperienza lì, di vita prima ancora che professionistica: “Fuori dal campo sono la persona più tranquilla del mondo, ma quando gioco divento un ‘animale’ come dicono i miei ex compagni. L’anno dopo la retrocessione con il Citta mi chiamò il direttore e mi disse: ‘Se vuoi rimanere qui devi essere più tranquillo, devi accettare tutto quello che ti dice l’arbitro e l’allenatore’. Beh, da lì sono cambiato anche in campo”. I ricordi sono tanti. E’ bello così. Perché nel calcio, come nella vita d’altronde, tutto passa (purtroppo o per fortuna, dipende dalle rispettive weltanschauung), ma una cosa rimane: i ricordi, appunto.  


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