"No Harry, no Pain": tradotto, senza Kane cambia poco (o nulla). Gioco linguistico dei tabloid inglesi, quattro parole che sintetizzano benissimo quella che è stata la notte viola a White Hart Lane. Anche senza il loro "uragano", il ciclone Spurs spazza via senza fatica una Viola uscita in ginocchio. Il giorno dopo Tottenham-Fiorentina, la stampa inglese celebra il trionfo delle tre squadre di Premier in Europa League. Su tutte le prime pagine sportive ci sono loro: Liverpool, United e Spurs, appunto. Quella che, delle tre, forse ha più testa al campionato che non all'Europa, quella che ha meno bisogno dell'Europa per rivalutare la stagione.
In Premier, la squadra di Pochettino è la rivale numero uno del Leicester di Ranieri: mai, il titolo, era stato così vicino negli ultimi anni. Ci credono, davvero. Si poteva pensare che snobbassero l'Europa, e invece il Tottenham che travolge la Fiorentina impressiona, per potenza, fisicità, tecnica e qualità. Supremazia totale della rosa più giovane di tutto il campionato inglese: un esercito di under 30 pronto ad invadere l'Inghilterra e l'Europa. Dier è una diga, Alli una stella destinata a brillare, Lamela una riserva di lusso che esce fra gli applausi di tutto lo stadio. A proposito, sarà banale ma l'atmosfera di White Hart Lane rappresenta il gap col nostro calcio più di quanto possano fare le parole. Uno stadio affascinante, che canta ed accompagna la squadra per 90 minuti e che verrà demolito tra due anni: Spurs pronti a cambiare casa, e traslocare soltanto di pochi metri in un nuovo impianto da 750 milioni di sterline e 61.000 posti. Eccola, tutta la differenza. Tra noi e loro: il 3-0 inglese alla Fiorentina, terza in Serie A, fa male più di un'eliminazione ai sedicesimi. No Harry, no Pain: gli Spurs pensano già allo Swansea di Guidolin. Il dolore, a Londra, ha i lividi viola.