In sottofondo si sente il rumore del mare. “Sono nell’Algarve, in vacanza con la mia famiglia. Mia moglie è portoghese, tra poco andiamo a fare un giro in barca”. C’è sempre stato il mare nella carriera di Nené: “È vero. Anche un arbitro quando giocavo a Spezia prima di una partita contro il Frosinone mi fece una battuta prima di entrare in campo. Disse una cosa tipo ‘ehi Nené, sempre bei posti tu, eh”. Aveva ragione, niente da dire”. Ora Spezia e Frosinone si giocano un posto in A e “i miei ex compagni possono farcela. Eravamo una grande famiglia, ci fermammo in semifinale. Spero possano realizzare adesso ciò che noi sfiorammo. Li ho seguiti tanto, soprattutto Terzi e Mastinu che giocavano con me. Ho visto come usano il centravanti. Lavorano benissimo. Mi sarei divertito in un attacco così”.
Né un rimpianto, né una candidatura. Nené, attaccante che ha appena compiuto 37 anni e che tra poche settimane sarà portoghese. E quindi comunitario. “È per questo che due anni fa sono tornato a giocare in Portogallo. Avrei potuto prendere la cittadinanza italiana se fossi rimasto a Bari. Sarebbe stato il decimo anno consecutivo. Purtroppo la società fallì. Sarei rimasto anche in D ma nessuno mi chiamò. Quella città mi è rimasta nel cuore, ma è stato così ovunque in Italia. Vorrei tanto chiudere la carriera da voi”.
Una proposta di un club potrebbe accelerare il processo burocratico. Anderson Miguel Da Silva, detto Nené dalla nonna perché “aveva difficoltà a pronunciare il mio nome di battesimo”, spera che arrivi presto: “Mi sto allenando tanto per farmi trovare pronto. Chi mi prende sa che può contare su un professionista serio, che si allena tutti i giorni e che vuole vincere sempre. Sento di poter dare ancora tanto e di poter fare ancora il protagonista”.
Lo ha fatto anche nell’ultima stagione: 4 gol nel massimo campionato portoghese. Nei novi anni italiani – 5 e mezzo in A, 3 e mezzo in B – erano stati 57. L’ultimo segnato a Cittadella, con la maglia del Bari. L’ultima gioia biancorossa prima del fallimento. Il primo invece lo segnò….a Bari, ma con la maglia del Cagliari. Anno 2009, Cellino lo aveva comprato poco prima. Per un dettaglio fondamentale: “Siamo nati lo stesso giorno, il 28 luglio. Io qualche anno dopo. Da quello che so, il presidente non sapeva nemmeno bene il mio ruolo, ma la sua scaramanzia è risaputa. E quando vide la data di nascita, mi volle subito. Anche con Ekdal successe, eh…”. Anche lo svedese, arrivato a Cagliari nel 2015, in effetti è nato il 28 luglio.
Ma scaramanzie o meno, per tutti Nené a Cagliari, e non solo, è ancora il gol alla Juve nel 2009. Una bomba di destro all’incrocio da 25 metri per superare Buffon. “Pensa che l’altro giorno alcuni turisti italiani mi hanno riconosciuto e hanno subito citato quel gol. Bellissimo, ma io sono legato a tutti quelli che ho segnato”. E a quelli che segnerà ancora, sottinteso. “Tutto quello che so, l’ho imparato in Italia. Voglio giocare ancora un po’ e poi fare l’allenatore. Spero di poter fare il corso a Coverciano. Ma non subito, prima voglio ancora fare gol”.
Magari affacciandosi e vedendo il mare. Magari anche facendo coppia davanti con suo figlio Gustavo, che ha 20 anni e fa l’attaccante come papà. “Aveva giocato anche nella Primavera di Spezia e Bari. Sta lavorando molto, anche ora che non ha la scuola. Vedremo cosa riuscirà a fare, io gli do sempre tutto l’appoggio e qualche consiglio”. Credere in se stessi e in Dio, caratteristiche fondamentali per Nené, “Atleta di Cristo” da oltre dieci anni. “Stare con mia moglie e i miei due figli è la passione più grande che ho. Credo nelle cose semplici e spero che la burocrazia mi aiuti. Nei prossimi giorni andrò a Lisbona per vedere come evolve la questione passaporto. Spero in una cosa più rapida possibile. Voglio tornare da voi”.
Magari in un posto sul mare, come quelli che hanno attraversato la sua carriera. Ma alla fine, il suo vero mare, è al centro dell’area. L’habitat naturale di Anderson Miguel Da Silva, detto Nené.