L’ultimo Totti all’Olimpico. Sarà quello che domenica andrà in scena a Roma, in occasione della gara contro il Genoa: ultima volta in cui lo stadio, dopo le parole dello speaker durante la presentazione iniziale delle squadre, al numero 10, risponderà: “Francesco Totti”. Momenti indimenticabili tra le mura amiche, ma anche negli altri stadi d’Italia e del mondo per lui. Pensate al Bernabeu, nell'ultima notte per Totti in Champions League nel 2016, al ritorno degli ottavi: “Entra con el diez Francesco Totti”. Il pubblico merengue in piedi, riconoscimento misto ad ammirazione per uno dei pochi campioni che hanno saputo dire di no al corteggiamento dei blancos. E poi San Siro, nell’ultima di Totti contro il Milan: striscioni e ovazione, pur rimanendo seduto in panchina per tutti i novanta minuti. Manifestazione di stima incondizionata da parte dei tifosi avversari di una vita. Standing ovation arrivata anche da Marassi, che nel 2011 si inchinò a uno dei gol più belli segnati dal capitano giallorosso. E infine il suo Olimpico, stavolta in versione biancoceleste: “I nemici di una vita salutano Francesco Totti” dal cuore della Curva Nord. L'omaggio più inaspettato dopo venticinque anni di rivalità cittadina...
Ma l'esaltazione di Totti arriva anche da parte degli avversari, a partire da Javier Zanetti, il calciatore più affrontato in Serie A: quarantuno partite l’uno contro l’altro tra Roma e Inter. “È uno di quei giocatori che in qualsiasi momento ti possono inventare la giocata” come il cucchiaio che scavalcò Julio Cesar. E poi Buffon, quarantuno partite insieme in nazionale ma 28 da avversari e tante reti segnate dal capitano giallorosso: “Alcuni gol sono stati talmente belli, che se li avessi parati avrei rovinato un capolavoro”. Bandiere italiane e non solo, come Steven Gerrard. Destini diversi, ma un’unica maglia per tutta la carriera e un pensiero comune: “Ho giocato a calcio per la gente e Totti dirà lo stesso, la cosa più importante per me è stata vincere e avere avuto successo insieme alla mia gente”.
Lo stesso destino di un altro che il giallorosso lo ha scelto come seconda pelle, Daniele De Rossi. Colui che, dalla prossima stagione, non sarà più capitan futuro. L’ultima volta domenica, con il compagno di squadra con cui ha giocato di più. Insieme per trecentocinquanta volte con la Lupa sul petto, nove anche in Nazionale: “Tra poco smetterà e sarà un grande cambiamento nel mio mondo e nel mondo della Roma”. Ma a cambiare sarà soprattutto l’Olimpico, che non potrà più ripetere il nome di Francesco Totti. Le maglie e le sciarpe con il numero 10 quelle rimarranno. Come i ricordi delle emozioni vissute in quello stadio: quella che per venticinque anni è stata la sua casa. E che risponderà ancora, per un'ultima volta, alla chiamata del suo capitano.