Un aggettivo per Pioli? Provate a chiedere a chi lo conosce bene. Il più gettonato sarà sicuramente umile. Non si scappa: “Stefano è sempre stato un ragazzo rispettoso, disponibile. Un compagno di squadra ideale”. E "umile”, appunto. Parole di chi ha condiviso per anni lo spogliatoio con lui. Parole – in esclusiva per Gianlucadimarzio.com - di Celeste Pin, che con Pioli ha vestito la maglia della Fiorentina per due stagioni: “Mai una parola fuori posto, sempre rispettoso dell’uomo prima che del calciatore”. Un vero signore insomma. Non è cambiato molto, nemmeno ora che non veste più la maglia della Fiorentina, ma la divisa sociale dell’Inter. “Normale che sia diventato un grande allenatore. Era un uomo da spogliatoio. Sapeva come tirarti su dopo un errore, come sapeva farti notare uno sbaglio senza affossarti”. Questione di stile, quello non gli è mai mancato. Anche se con il pallone tra i piedi badava più al sodo: “Era diligente, nel calcio come nella vita. Non ha mai tentato un tunnel per esempio. Non gli piacevano questi virtuosismi. Ai giochetti preferiva sradicare il pallone dai piedi dei centrocampisti”. Dritto al sodo, senza distrazioni, a testa bassa. Altri pregi? Quanti ne volete: “Caparbio, generoso, altruista”. Basta così? Macchè: “Nello spogliatoio era sempre puntuale, ed era infastidito quando gli altri arrivavano in ritardo. E poi era calmo, rilassato. Litigare con lui era impossibile". Sintomo di poca personalità? No, il contrario: “Diceva sempre quello che pensava, ma lo faceva sempre nel rispetto degli altri”. Rispetto e disciplina.
Che manca? Ah sì: generosità. Quella ce la racconta Alberto Malusci, altro suo ex compagno ai tempi della Viola: “Mi ricordo un aneddoto in particolare. Io all’epoca facevo il pendolare perché abitavo non troppo distante da Firenze, ed ero giovanissimo. Un giorno Pioli mi disse che sarei potuto rimanere a dormire a casa sua, per evitarmi il viaggio. Mi ricordo ancora quanto ero emozionato, passai una giornata fantastica”. Un giovane saggio, un venticinquenne con la testa sulle spalle. Sempre pronto a dispensare consigli: “Mi prese sotto la sua ala protettrice, mi aiutò a crescere. Ho appreso tantissimo da lui”. Si però manca l’aggettivo principale, no? Tranquilli ci arriviamo: “E poi era umile, veramente”. Non avevamo dubbi. D’altronde Pioli ha sempre detto che se non fosse diventato un calciatore professionista avrebbe fatto il postino, come suo papà: “Tutto quello che ha avuto nella sua carriera se l’è guadagnato da solo, partendo dal basso”. Infatti!
Ricapitolando: mettete un po’ di generosità, altruismo, caparbietà e serietà. Uniteli a una grande dose di umiltà, ed ecco che verrà fuori l’allenatore del momento. Quello con la media punti di 2.31 a partita. Quello che sta portando l’Inter a ridosso delle zone alte della classifica. Roba che solo ad immaginarla una cosa del genere qualche mese fa veniva da ridere. Sì però questo Pioli ce lo avrà un difetto? Qualcuno sì dai, ce lo svela Stefano Carobbi: ”Era un po’ troppo taciturno, e permaloso a volte. Ecco, quello sì. Non stava molto al gioco. Quando subiva uno scherzo se la prendeva. Da noi c’era Baggio che era un po’ il giullare, quello che faceva scherzi a tutti. Pioli ero uno di quelli che ne subiva di più, perché era il più rosicone”. Serio no? Ma già l’avevamo detto. Poi ce n’era un altro, questo però evidentemente è sparito col tempo: “Sono sincero: non mi aspettavo che Pioli potesse diventare un grande allenatore. Il motivo? Perché all’epoca non imponeva la sua presenza all’interno dello spogliatoio”.
Eppure oggi eccolo lì. Spalle larghe e petto in fuori, a guidare la panchina dell’Inter. Il “normalizzatore”. Sì, perché nonostante il momento d’oro guai a dipingerlo come il salvatore della patria. Un racconto del Pioli allenatore: “Una persona sincera ed educata. Trasparente soprattutto. Parla in faccia, non si nasconde, dice sempre la verità. Senza mezzi termini. Non è come uno di quegli allenatori che mi è capitato di incontrare che davanti fanno gli amici e poi dietro ti pugnalano”. Quindi sembrerebbe non sia cambiato molto, anzi. Conferma Daniele Portanova: “E’ stato l’allenatore più completo che abbia mai avuto. Sapeva fare alla perfezione il suo lavoro, preparava la partita sotto ogni minimo dettaglio. Anche il più insignificante. Dava lo stesso peso all’aspetto tecnico e a quello umano”. Altri tratti distintivi?: “E’ sempre positivo, non si abbatte mai, anche nei momenti difficili. E questo lo trasmette anche ai suoi giocatori che così riescono a ritrovare fiducia ed entusiasmo anche dopo una sconfitta”. Ritorna tutto, una ventina d’anni più tardi. Non si è montato la testa, è rimasto…ah giusto: umile. Più deciso però. Rispetto a qualche anno fa si fa sentire bene nello spogliatoio: “A Bologna eravamo un bel gruppo, pieno di teste calde, anche in senso positivo. Nonostante questo Pioli è riuscito a tenerci testa, anzi ha fatto molto di più: è riuscito a creare un gruppo unito e coeso”. Sempre puntato all’obiettivo, senza distrazioni. Un allenatore quasi modello. Tranne per un particolare: “Non sa giocare a calcio tennis. Murelli è molto più forte di lui”. Vabbè un difetto del genere gli si può anche concedere. Ma non è l’unico, anche se ci è voluto un po’ per trovarlo: “Dopo un po’ si affeziona troppo ai giocatori”. Questione di sensibilità, di percorso di vita. Un ex troppo buono e taciturno diventato l’allenatore del momento. O “normalizzatore”. Perché guai a non attribuirgli la giusta dose d’umiltà.