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Data: 07/11/2017 -

Nel magico modo di Chico Kouko, il di...segnatore! "Gol, ritratti e fede. Per colpa dei razzisti volevo smettere di giocare..."

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Ognuno di noi ha degli obiettivi. Personali e collettivi, comuni o particolari, facili o difficili da raggiungere. Ma avere degli obiettivi è essenziale: l’unica strada autentica per non perdersi nella vaghezza che contraddistingue il mondo odierno in ogni sua declinazione. Datevi degli obiettivi e provate a raggiungerli. E’ l’unico modo per non annegare nell’iper relativismo che caratterizza la nostra società. Cum grano salis prendiamone coscienza e accettiamolo. Perché questo naufragar delle certezze ce lo siamo costruiti noi, giorno dopo giorno e continuiamo a cementificarlo.

Parliamo, allora, di una di quelle storie che raccontarle fa perfino bene. Può giovare ad ognuno di noi, perché trasmette un messaggio forte, di speranza. Riempie di colore quel grigiore che attanaglia e soggioga una buona parte di quello che siamo (o siamo costretti ad essere…). Lui è Daniel Zinon Kouko, attaccante ivoriano dell’Albinoleffe. E, a proposito di favole, la squadra di mister Alvini e del direttore Giacchetta meriterebbe una menzione di quelle ad honorem e in perpetuum. La dimostrazione di quanto sia importante la forza delle idee e del lavoro. Con i soldi puoi comprare i giocatori forti, ma non puoi comprare passione e dedizione. Queste sono virtù innate o ce le hai o è meglio che lasci stare. Onore all’Albinoleffe, dunque. Terza in classifica (diciotto punti in undici partite) nel girone B delle ‘super corazzate’.

Ma torniamo al nostro protagonista, Chico Kouko… Il Disegnatore! Disegnatore di traiettorie, di gol, di assist e non solo. Non sveliamo tutto e subito, però. Un po’ di doverosa suspense. “Sveliamo solo il soprannome, ok?”. Simpatico, molto sorridente. A te l’onore… Chico come il nome di un attore di una serie tv brasiliana che guardava sempre mia mamma in Costa d’Avorio”. Nel distretto di Abidjan per la precisione. E’ cresciuto lì, Daniel. Ma senza mamma e papà andati a cercar fortuna in Italia. Fino all’età di dieci anni ho vissuto con gli zii. Ci ripenso ogni tanto a quando ero piccolo. Ho perso i contatti con tutti i miei amici che erano lì, purtroppo. L’unico di cui ho notizie, perché lo vedo in tv, è Sery del Nizza. Giocavamo insieme, tutti i pomeriggi. Partitelle con le porticine piccole. Erano pomeriggi felici. Non avevamo molto, ma stavamo bene. Il giorno che li ho salutati per andar via non si sa quanto ho pianto. Ci bastava stare insieme…”. Grande, grandissima verità, Daniel. Un messaggio importantissimo in quattro parole. E’ lo star bene insieme la vera chiave per esser felici. La metallistica, per quanto bella e preziosa, sempre metallistica rimane…

A dieci anni arriva in Italia insieme ai suoi tre fratelli. Primo aereo, destinazione Firenze. “I miei genitori decisero che eravamo abbastanza grandi, era arrivato il momento. Non ce la facevano più a stare senza di noi, gli mancavamo troppo. Mamma aveva una piccola agenzia di pulizie, papà lavorava come operaio in una fabbrica di oggetti di plastica. Ho vissuto un’infanzia tranquilla anche in Italia, abitavamo proprio vicino allo stadio della Fiorentina”. Ah, il destino! E quella prima volta in centro a FirenzeNon ho parlato per mezz’ora. Tutto troppo bello, ero completamente estasiato”. Estasiato come gli allenatori dell’Olimpia Firenze, la scuola calcio dietro casa nella quale papà Kouko aveva iscritto Daniel e due suoi fratelli… “Ora uno fa atletica e l’altro gioca in Promozione. Poi c’è il terzo, quello più piccolo, che invece è rimasto sempre defilato rispetto al calcio, fa l’Università a Firenze”.

Corre, corre veloce verso l’obiettivo. Sempre chiaro, categorico, stampato nella mente… Un giorno vorrei vincere il campionato di Serie D e arrivare tra i professionisti. Giocavo nei campi della toscana, ero giovane. Sognavo e pregavo. Perché con l’aiuto del Signore nulla è impossibile o irraggiungibile. In famiglia siamo molto credenti, mamma e papà pregano sempre per me e per i miei fratelli. Io devo tutto al Signore, non posso che ringraziarlo ogni giorno per avermi fatto arrivare in Italia, per farmi stare bene e per farmi fare quello che più amo: giocare a calcio”. E pensare che quel sogno glielo stavano portando via. Anzi, meglio: l’ignoranza delle persone glielo stava portando viaVolevo smettere di giocare! In una partita, a Sansepolcro quando io giocavo nel FiesoleCaldine sono stato oggetto di insulti razzisti di tutti i tipi. Dalle tribune me ne dicevano di tutti i colori, i giocatori avversari istigati dai tifosi mi facevano le entrate proprio per farmi male. E in tutto questo l’arbitro fece un qualcosa di incredibile. Riuscì addirittura ad espellermi con due gialli: il primo per simulazione e il secondo perché andai da lui con la speranza che sospendesse la partita visto quello che mi stava accadendo. Lui mi disse ‘stai tranquillo, non preoccuparti’. Finita la frase, mi estrae il secondo giallo in faccia. Torno a casa deluso, triste, arrabbiato, sconfortato. Il giorno dopo – racconta Kouko ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com mi presento al campo senza vestiti da allenamento né borsone, vado dal mister e dal direttore e gli dico, ‘ieri è stata la mia ultima partita. Non posso sopportare tutto questo, smetto di giocare a calcio’. Mi hanno dato forza, mi sono stati vicini e alla fine mi hanno convinto a non mollare”.

Si abbatte facilmente Daniel. Ma ci sta, è normale. Quando tieni troppo ad una cosa e vedi che non va come vorresti è normale buttarsi un po’ giù. Ma ci si deve rialzare, sempre. Più forti e più testardi di prima…verso l’obiettivo! Glielo diceva sempre mister Mignani l’anno scorso ad Olbia“Gli devo tanto a mister Mignani, ha creduto fortemente in me. E soprattutto mi ha dato, forse, il consiglio più importante per me… ‘Daniel, non abbatterti se le cose vanno male. Lavora duro e non mollare, sei forte’. Gli sarò sempre grato”.

Da un maestro all’altro…mister Alvini“Ci fa stare bene in campo, è molto preparato. Noi proviamo a seguire tutto quello che ci dice”. Acconciature a parte, eh“Tasto un po’ dolente, ma era una scommessa, dai! Avevo promesso a Coser che al primo gol mi sarei fatto i capelli biondi alla Cissè e così è stato. Ma dopo un mesetto, giusto oggi, me li sono tagliati”. Allora alla prossima rete un bel color gessato, che dici? (mister Alvini ci perdonerà…)... “Penso che sta volta mi ammazza (ride). Giusto oggi mi ha detto 'bravo' che mi sono tolto il biondo. Ma si può fare dai, accetto la scommessa”.

Ragazzo tranquillo, Kouko. Un po’ timido, ma comunque molto solare. Più che a parole preferisce parlare con pallone e…matita! Mi piace molto disegnare, è il mio hobby da quando sono piccolo. Disegno ciò che vedo, principalmente ritratti e paesaggi. Rigorosamente in bianco e nero”. Una sorta di Impressionismo 2.0. Poi c’è un’altra passione. Anzi una…e mezza! Le olive ascolane, mi fanno impazzire. Le ho cominciate a mangiare quando giocavo a Macerata e non ho più smesso. L’altra mezza? Mezza…lasagna! Un piatto intero solo quando si vince”.

Chiudiamo con due immagini. Anzi, due disegni. Due momenti belli, emozionali. “Quel ‘bravo’ di Vincenzo Montella al termine di un’amichevole tra il FiesoleCaldine e la Fiorentina, nella quale giocai una buona gara. E poi quando mio fratello mi è venuto a vedere a Macerata e abbiamo vinto il campionato. Segno, lo guardo, sorridiamo entrambi. Abbiamo un legame stupendo”.

Testa sulle spalle, idee ben chiare. Pallone e matita, matita e pallone. Un gol o un bel ritratto, che differenza fa? L’importante è centrare l’obiettivo…

Tags: Lega Pro



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