Nono posto in classifica, quarta difesa del campionato. Tra i fattori di questo dato importante per tenere vive le ambizioni d'Europa, c'è senz'altro Salvatore Sirigu. A ripetizione, gli attaccanti del Napoli sono sbattuti contro di lui, che è parso insuperabile. Milik, Insigne, Callejon: ci hanno provato a turno, tutti con lo stesso esito. Come rispediti al mittente. E quando non è riuscito ad intervenire, ci ha pensato il palo a regalare il decimo clean sheet in campionato al Torino (il nono personale per Sirigu).
In campo, la sua presenza si sente. A differenza degli altri ambiti, in cui invece è una persona molto riservata, incarnando a pieno titolo tutta la retorica dedicata ai leader silenziosi. Non è molto presente sui social, e non vuole nemmeno esserci indirettamente attraverso gli account dei compagni. Parla poco, ma quando lo fa è per provocare i compagni in allenamento. In ritiro è una tradizione che prenda in disparte gli attaccanti per sfidarli a fargli gol. "Non ce la fai. Tira tira, che tanto non mi buchi". E ad ogni successo, arriva puntuale il "devi fare un po' di muro". Per come è in grado di stare tra i pali, non sorprende nemmeno che nel 2018 sia stato il miglior pararigori dell'anno solare. Se si allarga maggiormente il periodo temporale, Sirigu ha neutralizzato 5 degli ultimi 7 rigori che ha dovuto fronteggiare. Con lui, insomma, si parte naturalmente sfavoriti e il Napoli si è dovuto scontrare con questa realtà.
Inevitabile, allora, quando il rendimento tocca certi picchi, non pensare alla Nazionale. Sirigu sta vivendo una nuova giovinezza (ha compiuto lo scorso mese 32 anni,ndr), aumentando sempre di più il livello delle sue prestazioni. Mancini ha fatto capire che l'età non conta e al momento il portiere sta legittimando la pretesa di una convocazione per i prossimi impegni ufficiali. In silenzio, però: per lui parlano i guanti.