Carpe diem. Due parole per riassumere la stagione di Manolo Gabbiadini. Di attimi a sua disposizione non ce ne sono stati molti finora. Il ruolo di vice Higuain, sconfessato più volte da Sarri ma realizzato nella pratica, gli ha riservato solo 742 minuti sul campo. Tradotto in calcese,8 partite circa. E lui che fa? Segna per 6 volte. Avversari abbordabili e partite già chiuse, non smontano di certo la sua incredibile efficacia sottoporta, già ampiamente dimostrata con l’esperienza alla Sampdoria. La doppia doppietta con il Midtjylland in Europa League è un trampolino di lancio, picchettato dalle parole, oggi profetiche, di Sarri: “Gabbiadini sarà determinante”.
D'altra parte, in pochi potevano immaginare lo straordinario impatto di Higuain sulla stagione del Napoli. Probabilmente neanche nelle più rosee aspettative di Sarri. La ferrea volontà di allenatore e società nel non cedere alle lusinghe del mercato di Gennaio era fondata sul fatto che prima o poi Gabbiadini sarebbe veramente servito alla causa. Con la squalifica del Pipita, al netto dei ricorsi, l’attimo fuggente di Manolo sarà sicuramente qualcosa in più che gli scampoli finora raccolti. Una sua costanza di rendimento garantirebbe al Napoli una ‘potenza di fuoco’, non troppo inferiore rispetto a quella garantita dall’argentino. Che poi Higuain non fosse solo il gol, ma buona parte dell’anima della squadra, è un altro discorso.
Le motivazioni per Gabbiadini sono molte: dapprima mettere la sua firma su una stagione che, comunque andrà, rimarrà nella storia del Napoli non è cosa da poco. Vivere un mese da protagonista assoluto in chiave azzurra (Napoli) potrebbe riaprire una porta già chiusa da tempo: la maglia azzurra (Nazionale) e un posto all’Europeo. D’altronde le ultime uscite della squadra di Conte hanno fatto trasparire l’assenza di una punta di peso, che sappia unire opportunismo ed ecletticità.
Domenica al San Paolo contro il Verona sapremo se Gabbiadini saprà tramutare il suo carpe diem in un et nunc et semper – ora e per sempre. Per le parole scudetto e nazionale, invece, non serve scomodare i latini.