Una nuova avventura, in Francia. Ripartire da zero, dopo aver fatto la storia in Inghilterra al Leicester. Claudio Ranieri si racconta sulle pagine sia della Gazzetta dello Sport che de Corriere della Sera: "Ho dimenticato. Faccio sempre così, metto tutto alle spalle e guardo avanti: è un mio grande pregio. Non guardo quello che è stato o no, sia in positivo sia in negativo. Sono un entusiasta, pronto a ricominciare, e metto tutta la passione che ho in questo lavoro, chiamiamolo così".
Tante panchine in giro per l'Europa, che però non pesano all'allenatore romano: "Sono un Cristoforo Colombo, mi piace girare. Mi adatto perché è una questione di carattere di mentalità. Ho una mente aperta, pronta a capire e percepire le situazioni. Dopo aver vinto la Premier per me nulla è cambiato, ma ciò che è accaduto con il Leicester non lo scorderà mai nessuno. Quella vittoria si è trasformata in un fenomeno globale. Attestati da tutte le parti del mondo: Nuova Zelanda, Canada, Giappone, Cina, Sudamerica. Mi hanno chiesto di andare a parlare in ogni angolo del pianeta. A un certo punto ho dovuto dire: faccio l’allenatore, non l’oratore. Non ho mai pensato di lasciare. Mai. Devo stare sul campo. Non mi ci vedo fermo a casa, non è ancora il tempo". Cosa mi ha lasciato il Leicester? "L’amore dei tifosi: è stato inimmaginabile. Ma non parlo di quando abbiamo vinto. Vedere famiglie intere venire a casa a salutarmi è stato qualcosa di emozionante e unico". E Ranieri fatica a trovare lati negativi, anche dopo l'esonero: "Sono fatalista, a Roma diciamo: morto un papa si fa un papa e un cardinale. Ho sempre preso le cose con leggerezza d’animo, sapendo che nel mio mestiere contano i risultati. Se prima di andare a Leicester mi avessero detto: “Vinci il campionato e poi sarai esonerato”, avrei risposto: “Eccomi qua, dove devo firmare?”".
Un commento anche su Cristiano Ronaldo che potrebbe lasciare il Real: "Può succedere. Cristiano ha vinto quasi da solo la Champions. Non so cosa deciderà. Piuttosto consiglio a tutti i grandi club d’Europa di non dimenticarsi che c’è libero un certo Ibrahimovic. Un campione, un leader. Appena guarito tornerà a fare la differenza". E Donnarumma? "Io sto con Gigio e Raiola, non c'entrano i soldi ed è ridicolo parlare di tradimento. Il nocciolo del problema è che il giocatore rinnoverà il contratto con il Milan solo se crederà al progetto di rilancio presentato dai nuovi proprietari del club rossonero. Raiola tempo fa aveva detto: “Un talento come Donnarumma merita di far parte di una grande squadra”. Il Milan oggi vale le 5-6 formazioni leader del calcio europeo? I soldi non c’entrano. L’offerta economica dei dirigenti rossoneri è ottima. E’ una questione di ambizioni. Di percorso professionale. Se Donnarumma, che so, dovesse andare al Real Madrid nei prossimi dieci anni di carriera potrebbe vincere due-tre Champions, giusto? È normale che abbia dei dubbi. È giusto che abbia dei dubbi. Invece lo accusano di essere un traditore. Se deciderà di restare al Milan il suo sarà un grande atto di amore nei confronti del mondo rossonero".
Ma ora è tempo di Nantes: "Immagino ci sia il pensiero di ripetere la favola Nantes. Però se è stato un miracolo non può essere ripetibile. Poi il Leicester non aveva mai vinto nulla mentre il Nantes, anche se in tempi andati, ha vinto 8 scudetti: una sua storia ce l’ha eccome. L’anno scorso questa squadra era penultima, poi con Sergio Conceiçao è arrivata settima. C’è la curiosità di vedere dove può arrivare. L’obiettivo è ripetere il settimo posto e migliorarsi". In Francia c’è anche Balotelli, al Nizza. Può riconquistare la Nazionale? "Certo che ha chance, dipende da lui, lo ha detto anche Ventura: lo aspetta. È un giocatore di grande qualità. Mario è un ragazzo che deve esprimere tutto il suo talento, lo sta facendo vedere ma deve trovare la sua continuità. In Serie A la Juventus ha una grande società e un grande allenatore: vedono lontano. Le altre si stanno attrezzando. Quel che c’è di bello è che il calcio italiano, pur nelle difficoltà economiche, sta reagendo bene. Certo che in Inghilterra, in Francia magari le squadre non vengono vendute totalmente, almeno alcune squadre, agli stranieri, magari gli danno una compartecipazione. Il fatto che abbiamo venduto due grossi club italiani, be’ mi chiedo: dove andiamo a finire? Non sono un economista, ma credo che il calcio sia il tramite per entrare dentro altro. La Juventus parte sempre favorita per lo scudetto? "Sono il modello da battere: non ho detto la squadra, ma il modello. Il Napoli ci si sta avvicinando molto, devono essere pazienti e continuare a costruire. La Roma ha cambiato allenatore, direttore sportivo ed è lì. E poi ci sono le due milanesi che devono fare un campionato diverso. E l'Italia? "Sicuramente la partita con la Spagna sarà difficile perché noi non siamo pronti, non siamo allenati per pressare e ripartire per 90’, mentre loro sono bravi a tenere palla: bisognerà correre parecchio. L’Italia però è capace di tutto. Al Mondiale possiamo fare bene. Stanno arrivando molti giovani, ma ancora ci manca quel giocatore tipo Baggio, Del Piero, Mancini, Totti: mi auguro che Insigne possa prendere questo ruolo".