Nagelsmann esce dal calcio e parla della sua famiglia, specialmente di suo padre. L'allenatore della nazionale tedesca ha confessato i dettagli del suo lavoro nei servizi segreti.
Nagelsmann e il padre nei servizi segreti
Queste le sue parole al giornale tedesco 'Der Spiegel': "Non mi è permesso dire quale ruolo abbia avuto mio padre, e non so con certezza cosa abbia fatto, ma so che la sua non era una mansione amministrativa. Sapevo poco su dove lavorasse realmente, me lo ha detto quando avevo circa 15 anni.
L'allenatore continua: "Parlavamo in auto quando mi accopagnava agli allenamenti, ma non gli era permesso parlare molto del suo lavoro. Diceva spesso che era troppo per lui, nella sua professione non potevi condividere le tue preoccupazioni, e alla fine gli è pesato troppo. Quando la gente mi chiedeva cosa facesse mio padre rispondevo che era un soldato, anche mio nonno credeva che suo figlio fosse nell'esercito. La notizia della sua morte? Stavo frequentando un corso per allenatori vicino Monaco quando il tutor mi ha chiesto di lasciare la stanza. È arrivato il mio patrigno che mi ha detto che mio padre si era suicidato. Non ha lasciato un biglietto d'addio, ma il modo in cui si è tolto la vita ha chiarito che la sua decisione è stata ferma".
Nagelsmann conclude: "È stato un periodo di m***a per la mia famiglia, ma almeno mi ha aiutato a sapere che voleva davvero morire e il suo non era soltanto un grido di aiuto. Dovevo rispettare la sua decisione. E' cambiato molto verso la fine della sua vita, abbiamo notato le pressioni professionali su di lui".