"Ho parlato con Friedkin, ma non di rinnovo": parola di José Mourinho in un'intervista a Tv7. Il portoghese si è soffermato sul suo futuro (il contratto con la Roma è in scadenza il prossimo giugno), ma ha parlato più in generale della sua esperienza nella capitale, con una menzione speciale anche per una leggenda romanista come Francesco Totti.
"Totti è il numero uno della storia della Roma. Collaborarci? Capisco la domanda, ma devo rispondere in modo 'difensivo'. Ho questa fama, anche se le mie squadra segnano tanti gol. Questa è una cosa tra Francesco e la società", comincia Mou.
Mourinho: "Se resto alla Roma? Non lo so"
Poi l'allenatore ha parlato del sogno della finale di Europa League: "Nella storia della Roma per la prima volta ci sono state due finali consecutive, puoi immaginare la difficoltà. Se pensi a quali squadre storicamente abbiano fatto tre finali europee di fila, vai sempre nella direzione di squadre mitiche. Noi ci proviamo".
Sul suo futuro: "Se resterò qui? Non lo so. L'ultima volta che ho parlato con mister Dan (Friedkin, ndr) è stato al telefono dieci minuti dopo la fine della partita della Lazio, nel mio ufficio. Settimana scorsa ho parlato con Ryan, parliamo di oggi e del lavoro di oggi, non di rinnovo".
Nel secondo estratto dell'intervista, andato in onda su Rai 2, Mourinho ha parlato del suo rapporto con la città e la squadra: "Sento sempre la voglia e la responsabilità professionale, un orgoglio, ma qui c'è qualcosa di più. Questa gente ti fa avere una temperatura diversa nella tua pelle. Io amo questa gente, e per questo motivo non ho nessun tipo di problema a dire che la Roma è molto speciale per me, nella mia carriera".
Sullo spogliatoio: "Il nostro è molto unito, il profumo è buono. La gente è buona, tutti abbiamo i nostri difetti, ma siamo un bel gruppo di lavoro".
Poi Mou fa una riflessione sull'ambiente Roma: "Se la Roma è troppo criticata? Sì, sì, è troppo criticata e troppo poco protetta. Ha un profilo anche di comportamento a livello interno che apre un po' la porta a questo tipo di situazioni, ma la Roma è troppo criticata e lo è anche Mourinho. Un piccolo esempio: il nostro tragitto per la finale di Europa League è stato facilissimo (scherza, ndr). Guarda cosa fa il Red Bull Salisburgo in Champions, la Real Sociedad in Champions e in campionato... il Feyenoord quello che fa in Champions, è ancora in lotta, il Bayer Leverkusen guarda cosa sta facendo... Penso che l'ultima partita che ha perso sia stata a Roma. Se ci fosse un altro allenatore, un altro club con un altro profilo la storia sarebbe completamente diversa. Per me non è un problema dal punto di vista personale, perché è una cosa che mi ha accompagnato in tutta la mia carriera. Se per me non era un problema dieci anni fa, figurati se può esserlo ora. Ma penso sia un problema per la Roma come club, perché merita molto di più. Penso che sia un problema anche per i tifosi, che si meritano anche loro molto di più. Ma è una gioia per gli pseudo tifosi e per gli pseudo intellettuali del calcio".
L'allenatore portoghese rivendica con orgoglio di aver lanciato molti giovani: "Mi emoziono per questo, nella mia storia è successo anche con giocatori importanti, come Varane che ha giocato nel mio Real Madrid la prima partita da titolare in Champions a 18 anni. Ma anche Santon, Scott McTominay, sono diversi. Ma qui nella Roma lo è stato ancora di più in conseguenza della situazione e dell'importanza di ciò per il club a tutti i livelli, come si è visto in estate nella 'lotta' con il Financial Fair Play. Ma non è solo questo, è anche il senso di appartenenza di questi ragazzi. Io quando ho visto la gioia di questa gente, di D'Alessio e Cherubini per citare gli ultimi - penso siano già quindici - ho capito che c'è anche un legame che resta".
Poi di nuovo uno sguardo al futuro: "Io al Real Madrid? Quando tu hai un super allenatore perché dovresti pensare a un altro? Conoscendo Don Florentino, e lo conosco benissimo, lui è un uomo super intelligente. Se legge la stampa ha le sue idee molto chiare. Io da madridista, da uomo che ha qualche costola bianca, e da ancelottiano, spero che la stagione vada in modo fantastico e che nella prossima stagione Carlo sia ancora lì, perché penso che lui sia l'allenatore perfetto per il Real Madrid. Il Brasile? Secondo me solo un pazzo andrebbe via dal Real Madrid quando il Real Madrid lo vuole. E quel pazzo sono io, l'unico che dopo tre anni lì, col presidente e José Sanchez che volevano tanto che rimanessi, ha deciso di andare via. Io sono sicuro che al primo segnale di Florentino Carlo rimarrà, perché lui è perfetto per il Real e il Real è perfetto per lui".
Le offerte dall'Arabia? "Ti dico la verità, io penso che un giorno ci andrò. Ma quando dico 'un giorno' non intendo domani o dopodomani".
Infine, nella terza parte un focus su come Mourinho vive la partita: "Prima dell'inizio di solito sto nel mio piccolo ufficio, lascio lo spazio ai giocatori; penso che per loro sia importante comunicare, senza sentire la presenza dell'allenatore. Poi torno qualche minuto prima della partita, e all'intervallo, sempre che non sia squalificato... Lì sì, è un momento molto importante, nel quale si può aiutare la squadra in accordo con quello che io e il mio staff - che mi supporta tantissimo - pensiamo si possa fare".
La gestione dello spogliatoio
Come gestire lo spogliatoio? "Penso sia un gioco proporzionale... più empatia, meno problemi, meno empatia, più problemi. Io ho avuto in 23 anni tanti club diversi, ho vissuto tanti spogliatoi diversi e ho sentito questo. In questo caso l'empatia è altissima, il rispetto tra di noi, e non solo dei giocatori verso di me, è molto. Il rapporto è aperto; io non sono propriamente uno 'sweet coach', un allenatore 'dolce', sono un allenatore capace di essere dolce ma anche di essere critico, aggressivo, esigente, e quanta più empatia tu hai più possibilità hai di giocare con gli umori. Io con questa gente ho un rapporto veramente molto buono".
"La squalifica? Mi ha fatto sentire bene"
Mourinho ha poi parlato di cosa abbia significato l'essere squalificato in Europa League: "Questa è stata una squalifica che mi ha fatto sentire bene dal punto di vista emozionale, come l'uomo che ha rappresentato il sentimento di tutti i romanisti. Cosa ha perso la squadra a causa della squalifica? Poco, perché abbiamo uno staff tecnico con cui si lavora benissimo. Ci capiamo benissimo, loro sono capaci di entrare nel mio cervello e sapere cosa penso io in un determinato momento. Le partite le hanno preparate, c'è stato un disastro a Praga, però i nove punti significano quasi qualificazione. Tornare significa gioia, la mia gioia, il mio habitat naturale: a me non piace andare in uno stadio per non essere in panchina, perché è qui che devo stare, è qui che mi sento felice, è qui che non sento la pressione, è qui che vivo. Stare fuori, là sopra, ti permette di avere una visione ottima durante e dopo la partita, di analizzare, ma non fa per me. Non mi piace neanche andare a guardare partite in cui non sono coinvolto direttamente, perché la mia vita è qua".
L'aneddoto sulla millesima partita della carriera
Al cospetto della tribuna dell'Olimpico, Mou commenta: "Questa tribuna è bella anche da vuota. Sono venuto qua due volte, una nella mia millesima partita, quando El Shaarawy ha segnato col Sassuolo. Io avevo una grande paura di perdere quella partita, perché se perdi la numero 300 o 400 te lo dimentichi dopo una settimana. Invece la partita numero mille te la ricordi per sempre, io ce l'avevo in testa, non la potevo perdere. La partita è andata in una direzione tale per cui si poteva vincere, perdere e pareggiare...una partita pazza, negli ultimi minuti. Quando abbiamo segnato ho perso un po' la testa e sono venuto qua sotto (indica gli spalti, ndr)".
Il racconto della partita contro il Venezia
E l'altra volta? "Prima della finale di Tirana, quando abbiamo giocato l'ultima in casa con il Venezia. Siamo venuti tutti qua, sono venuto con un'emozione diversa, avrei quasi voluto prendere un microfono per dire 'andiamo a Tirana per voi'. Questa gente è fantastica, io quando mi chiedono quale sia la tifoseria più fantastica mai avuta, io posso dire di averne avute tante bellissime, dall'Inter al Real Madrid, al Chelsea. Ma quando qui al novantesimo perdi con il Lecce, la curva è piena e la gente continua a sostenere la squadra. La Roma perde a Praga giocando in modo orribile, in un altro club alla partita successiva la gente sarebbe venuta per fischiare, o non sarebbe venuta... qui ok che c'era il derby, ma eravamo in trasferta e non sembrava. Questa gente è incredibile".