Comunque andrà, sarà storia. Yerry Fernando Mina González è il primo giocatore colombiano a vestire la maglia del Barcellona. È nato a Guachené, un comune nella regione di Cauca, a 89 km dalla capitale del dipartimento, Popayán. Un territorio situato tra le Ande e l’Oceano Pacifico, molto fertile dal punto di vista calcistico, dato che circa il 60% dei giocatori più forti del Paese provengono da lì, ad esempio due centrali di difesa come lui, Cristián Zapata e Dávinson Sánchez.
Molto del merito per quello che è diventato lo deve al padre, José Eulises Mina. È stato lui a volere che Yerry non proseguisse la tradizione di famiglia nel ruolo di portiere. Il padre e lo zio Jair (attualmente suo procuratore) infatti hanno avuto una discreta carriera tra Colombia ed Ecuador. Il padre ha preferito spezzare questa tradizione perché considera il ruolo di portiere molto delicato e non voleva riservare al figlio le delusioni e i rischi a cui sarebbe stato maggiormente esposto. E ha avuto ragione. Yerry sfruttando i suoi 195 cm è diventato un difensore centrale molto abile nel gioco aereo come dimostrano anche i 22 gol segnati dal suo debutto da professionista e il soprannome che gli hanno dato, el Obelisco.
Altrettanto importante è stato il ruolo della mamma, doña Marianella, che gli ha trasmesso i sani principi senza i quali non sarebbe arrivato: “Mi hanno trasmesso molti valori, ho dovuto fare vari mestieri, aiutare in casa e fare tutto ciò che mi chiedeva mia madre. Non uscivo molto, sono entrato per la prima volta in una discoteca a 18 anni ma non ho mai bevuto alcol. Se non mi avessero cresciuto in questo modo, probabilmente sarei uno dei tanti o sarei lì fuori” ha dichiarato al portale colombiano As.
Dopo i provini non andati a buon fine con Deportivo Cali e América, lo zio Jair riuscì a farlo entrare nel Deportivo Pasto con cui esordì nel 2013 come centrocampista. Yerry ha sempre lasciato un buon ricordo di sé nei vari club in cui ha giocato. Con la maglia dell’Independiente Santa Fe ha vinto il primo titolo internazionale della storia della società di Bogotà, la Copa Sudamericana 2015, dove venne premiato come miglior giovane della competizione. Con i Cardenales ha vinto anche la Liga 2014 e la Superliga 2015, oltre ad aver segnato nel Clásico bogotano contro i Millonarios. Da lì il passaggio in Europa che sembrava scontato, venne invece rimandato per approdare in Brasile. Al Palmeiras a fianco di Vítor Hugo e in squadra con Gabriel Jesus vinse il Brasileirão, un titolo che mancava nella bacheca del Verdão da più di vent’anni.
Le sue buone prestazioni non sono passate inosservate agli occhi del Ct della Colombia, José Pekerman. Il difensore nato nel 1994 ci ha messo poco a integrarsi nel gruppo, apportando una buona dose di allegria e legando soprattutto con Cuadrado, Armero e Carlos Sánchez, con cui è diventato uno dei protagonisti dei balletti in salsa choke (ballo tipico della costa pacifica colombiana) con cui i Cafeteros esultano ai gol segnati.
Ora l’arrivo in una delle squadre con il maggior tasso tecnico nei piedi dei giocatori. Già proprio i piedi di Yerry sono stati protagonisti di una storia abbastanza curiosa qualche mese fa, dopo aver recuperato dall’infortunio al metatarso rimediato in Copa Libertadores contro gli ecuadoriani del Barcelona, si è recato direttamente alla sede in Germania del suo sponsor di scarpe, per farsi fare degli scarpini su misura a causa della pianta troppo larga.
Dalle partitelle a piedi scalzi o con le scarpe da tennis per le strade dislocate di Guachené fino al Camp Nou, dove potrà finalmente realizzare i suoi sogni: giocare in Europa, al fianco di uno dei massimi referenti in quel ruolo, uno dei modelli a cui si è sempre ispirato, Gerard Piqué. Sempre con i piedi ben piantati in terra e con lo sguardo in alto rivolto alle stelle, come dicono i minatori della sua terra natia, questo il motto che lo ha sempre accompagnato sin qui.
di Mattia Zupo - Tre3Uno3