Antieroe. Forse basterebbe questo per descrivere con una sola parola Mohamed Kallon. Per essere corretti, però, bisognerebbe integrare anche le parole ‘indimenticabile’ e ‘idolo’. Per gli interisti, ma non solo: dopotutto, ha giocato in circa 18 squadre in carriera. E ora, alla veneranda età di 36 anni, ha detto basta. Lacrimuccia che scende: troppo facile affezionarsi a Ronaldo e Vieri; i veri anticonformisti osannavano la “strana coppia” Ventola – Kallon. Sembra ieri che questi due riuscirono a sfiorare quel famoso scudetto, che passerà alla storia per una data particolare: 5 maggio 2002.
Quella volta gli interisti piansero davvero. Acqua passata, forse. Molto meglio ricordare ciò che accadde prima di quel fatidico giorno, quando “Mimmo” Kallon, soprannominato così dallo spogliatoio, a suon di gol e con quella maglia prima numero 2, diventata poi numero 3, era quasi riuscito nell’intento di non far rimpiangere l’infortunato Ronaldo. Che storia all’Inter: prima coccolato e seguito nella crescita quando, nemmeno ventenne, fece il giro dell’Italia in prestito, poi prepotentemente scaricato dopo essere risultato positivo al Nandrolone e squalificato per doping. “Quando sei interista una volta, lo sei per sempre”, parole al miele negli anni successivi per l’attaccante africano nei confronti dei nerrazzurri: nessun rammarico per come è finita, ma solo tanta gratitudine. 20 reti in 65 presenze, uno score davvero niente male per un gregario come lui.
Gli anni italiani, in ogni caso, verranno ricordati come i migliori della sua carriera. E chi si dimentica il primo storico gol della Reggina in Serie A, quel 29 agosto del ’99 al ‘Della Alpi’ contro la Juve… Chi lo segnò? Domanda retorica. “Mimmo”, logico. A Reggio, certamente, ancora oggi brillano gli occhi a parlar di quella partita. L’amicizia con Pirlo, definito “un fratello e non un compagno”, il Bologna, il Genoa, il Cagliari e il Vicenza in coppia con Luca Toni. Indimenticabile. Magico poi, Kallon. Pensate che fece anche le fortune di un collega come Abbiati, che grazie alla parata sulla conclusione dello stesso attaccante nerazzurro nella semifinale di Champions del 2003, si guadagnò un contratto a vita, a detta di Galliani. Si scherza, ovviamente. Oltre i confini del bel paese, però, la fortuna gli voltò le spalle. Tanti bassi, pochi alti. Come nel 2007, quando fu addirittura bandito per tre anni dall’Arabia Saudita per essersi accasato all’ Al Itthad, dopo aver praticamente concluso un accordo con l’Al Shahab. Eccentrico, particolare.
E che giramondo: Francia, Grecia, Arabia Saudita, Cina, India, Africa e Libano e Svizzera in precedenza. Pagine del passaporto riempite di bolli, timbri e visti, prima di tornare definitivamente in Africa, dove tutto cominciò. Infine, la cosa più importante: un cuore immenso, stracolmo d’amore per la sua Africa. Infatti, dopo aver acquistato nel 2002 la squadra del proprio paese, rinominandola Kallon FC e giocandoci anche come presidente/giocatore, ora punta davvero in alto: il suo grande obiettivo riguarda tutto il movimento calcistico della Sierra Leone, col sogno mai nascosto di aiutare il proprio paese ad agguantare i Mondiali in Russia del 2018.
“Per me è una scelta difficile, perché amo questo gioco – ha dichiarato il giocatore in procinto di ritirarsi- ma è il momento giusto per farlo e lasciare spazio ai giovani, che avranno sicuramente più bisogno di me fuori dal campo e non come compagno”. Anche riconoscere quand’è il momento di dire ‘basta’, dopotutto, è una virtù. Ed in fondo, chi ha mai detto che a rubare la scena, per una volta, non possa essere anche un antieroe dall’eccentricità spiccata, ma soprattutto dal cuore grande?
di Alberto Trovamala