È stato un dei protagonisti assoluti della stagione dell’Inter del triplete. Trenta goal quell'anno per “Il Principe” Diego Milito. Reti pesanti, come quella alla Roma in finale di Coppa Italia, ma soprattutto la doppietta al Bayern che regalò la Champions ai nerazzurri. Racing Avellaneda, Genoa e Inter, le tre maglie che hanno caratterizzato la sua carriera e il suo cuore.
Diego però non dimentica le sue origini “Ho iniziato a giocare nel mio quartiere di Quilmes. Per me il calcio italiano era il Napoli, ci incontravamo la domenica mattina nel quartiere per vedere il Napoli di Maradona”. A nove anni il passaggio al Racing Avellaneda, la squadra per cui tifava da bambino: “Mi ha portato mio cugino che era due anni più grande di me, ho fatto tutto il percorso fino all’esordio in prima squadra nel 1999".
Metà argentino, metà italiano. Milito non si nasconde “I miei nonni paterni erano calabresi ed io sono cresciuto con loro. Ho sempre sentito questa doppia identità: sono argentino ma anche italiano”. L’Italia nel destino. Il Genoa? “Mi ha cambiato la vita, è stata dura è stata una sfida difficile. Sapevo che dovevo essere mentalmente forte”.
Poi il passaggio all’Inter e la definitiva consacrazione: “quando sono arrivato ho capito subito che l’obiettivo era vincere la Champions, ci siamo riusciti”. L’inter del triplete? “Fortissima! Un gruppo di campioni. Il mio secondo goal al Bernabeu il più bello della mia carriera”. Un'Inter, guidata dal miglior pilota possibile: “Mourinho riesce a tirare fuori il 100% da ogni calciatore, è uno dei migliori al mondo”.
Poi si parla di derby: “Il 4-0 della mia Inter è stata sicuramente una delle partite più belle della stagione. E’ una partita particolare, si vince con la concentrazione e la grinta”. Chi può essere l’uomo decisivo? “Lautaro”.
Ma è anche di Messi che Milito parla: “è più forte di CR7, è ingiusto parlare del fatto che non sia un vincente, si fa un errore se lo si paragona a Maradona". Di cui il Principe ha un ricordo splendido: “È stato emozionante essere allenato da lui”.
L’intervista completa sul Corriere dello Sport