Trequartista o play? Solo il tempo dirà se José Ernesto Sosa potrà accontentare Vincenzo Montella. Per l'ex Napoli è in cantiere un cambio di posizione: operazione non semplice. Sosa, tuttavia, avrebbe già individuato un modello a cui ispirarsi:
"Facile: Juan Sebastian Veron" - si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport - "Era un grandissimo giocatore, all’Estudiantes e non solo, l’esempio massimo possibile per quella posizione. Per fare il playmaker devi avere molta personalità, fare sempre la scelta giusta, capire se costruire o rallentare. Lui era bravissimo. Per un trequartista il problema è la tattica. Un play, per la posizione in cui gioca, deve essere sempre pronto, sia in possesso palla sia in non possesso. Deve arrivare sulla seconda palla per iniziare una nuova azione, avere la forza per prendere il pallone e capire quando tentare la giocata. Io ero abituato a giocare in una posizione più offensiva, potevo sempre attaccare. Qui invece c’è da stare attenti, aspettare il momento giusto per decidere se stare più avanti o più indietro. Ne sto parlando con Montella".
Le qualità di Sosa permetteranno a Montella di utilizzarlo in più posizioni del centrocampo: "La tecnica serve, ma serve soprattutto la personalità per gestire palla ed essere il responsabile a inizio azione. Sono contento dell'esordio, mi sono sentito bene, è un onore giocare per il Milan anche in amichevole. Devo migliorare la condizione e i 90 minuti giocati sono sicuramente serviti. Sto provando a giocare davanti alla difesa ma sappiamo che posso giocare in tutte le tre posizioni del centrocampo. Preferenze? Vediamo come va il lavoro settimanale, sarà una decisione dell’allenatore. Io giorno per giorno sto cercando di capire che cosa serve alla squadra".
Il "principito" spiega il significato dei suoi tatuaggi: "C’è un po’ di tutto, soprattutto il mio rapporto con religione e lavoro. Tatuo quello che vivo per tenerlo con me. Il viso della Vergine, ad esempio: per me è importante. L’occhio sopra al polso in Turchia si usa come protezione dalle cattiverie della gente. Sopra ho anche un gufo. Originariamente doveva essere un altro disegno, poi il tatuatore mi ha detto 'mettiamo un pallone, che rappresenta il tuo lavoro'. Aveva ragione".