"Io leader? Sì, l'ho detto e lo ripeto". M'Baye Niang è pronto a prendersi sulle spalle il Milan, magari con la fascia al braccio. Sembra aver messo finalmente la testa a posto il ragazzo di Meulan-en-Yveline, sul quale a Milanello continuano a credere ad occhi chiusi. La svolta definitiva? Proprio il derby della scorsa stagione, ottimo auspicio per la stracittadina di domani sera. Il numero undici del Milan ha rilasciato una lunga intervista a Corriere della Sera e Tuttosport:
"Derby? E’ successo che abbiamo dominato e vinto 3-0. E’ successo che io abbia servito un assist a Bacca e segnato il terzo gol. E’ stato il match che mi ha fatto crescere, che mi ha liberato. Avevo bisogno di un gol importante in una gara importante. Nulla meglio che in un derby. Il gol è importante per vincere, ma oggi non è importante chi segna, ma che la squadra vinca. Siamo giovani e dobbiamo pensare al gruppo e non ai singoli, quando poi arrivano i risultati, ognuno di noi mette in luce le sue qualità Comunque segna Bacca, se gioca. Genoa? Sia io che Suso abbiamo deciso di andare via in prestito. Seppur in momenti diversi, sentivamo di aver bisogno di giocare. Siamo giovani, giocare altrove non fa mai male se poi torni nella squadra di appartenenza. Sono stati sei mesi molto utili per entrambi: tutti ci hanno dato un mano, dall’allenatore alla società, dal gruppo dei compagni ai tifosi. E noi siamo stati bravi a metterci a disposizione".
Gasperini, Allegri, Mihajlovic, Montella, quattro allenatori "top" nel percorso di crescita di Niang: "Ognuno ha le sue caratteristiche. Per quanto mi riguarda, Mihajlovic, Montella e ovviamente Gasperini mi hanno dato sicurezza, facendomi giocare con continuità. Allegri è invece il tecnico che mi ha fatto esordire in Champions: gli devo tanto e lo stimo tanto". Svolta Milan: "Ci siamo resi conto di quello che potevamo fare. Siamo un bel mix, sia a livello anagrafico, giovani ed esperti, che proprio come organico. Non 11 titolari, ma 26 giocatori che possono tutti andare in campo. Questa è la nostra forza: non ci montiamo la testa, siamo umili. Oggi al terzo posto, se perdiamo si torna come un anno fa e lo sappiamo. Perciò lavoriamo con serenità".
M'Baye si sente leader: "Sì, l’ho detto e lo ripeto. Sono tra quelli da più tempo al Milan, so parlare nello spogliatoio, se c’è bisogno. So dare consigli, anche se sono giovane. Sono un trascinatore, non mi tiro mai indietro. Questo vuol dire essere un leader. Capitano? Perché no? Sì, penso di poter fare il capitano del Milan, ho alle spalle momenti che mi hanno dato esperienza e mi hanno fatto crescere. Sono importante nello spogliatoio. Centravanti? Penso che a sinistra sto benissimo, ma anche centravanti è un ruolo che mi piace. Gioco dove mi mette il mister. Nicola Caccia? Sì, è una persona importante. Parliamo tanto e dal primo giorno in cui è arrivato mi ha preso in simpatia. Da ex attaccante ha tanto da insegnarmi".
A ogni intervista fatta a Niang non può mancare la domandina sul palo di Barcellona: "Non ci penso. Avevo 17 anni, da quel palo ho fatto tanta strada e per me è dimenticato. Al massimo posso pensare che un giorno tornerò al Camp Nou e che invece del palo farò gol. Champions? Milan protagonista fino alla fine, certo. Non possiamo stare fuori dall’Europa". Il bad boy ha messo la testa a posto: "Come tutti i giovani, ho fatto qualcosa che non andava. Ho capito e non le faccio più. Ma devo dire che sono anche stato sfigato: mi hanno beccato tutte le volte in cui ho sbagliato...".
M'Baye e i social: "Li uso per lanciare un messaggio. Da usare con moderazione: c’è chi ti insulta, chi ti osanna, chi spera che ti spacchi la gamba. Meglio starci poco, perché alla fine, anche se sei dietro un pc, se leggi parole brutte, ti toccano. Balotelli? Sapeva di non avere altre soluzioni che impegnarsi e dare il massimo. L’ha capito e gli auguro il meglio, anche perché siamo amici. Se vince la Ligue 1 guida un elicottero? Di sicuro non sarò un suo passeggero. Se io vinco lo scudetto mi accontento di una cena. Rinnovo? Penso solo al derby".