Ha superato i momenti bui Riccardo Montolivo. Ha superato paure ed ansie legate al brutto infortunio. E’ tornato a fare quello che gli piace di più: giocare a calcio Una carriera iniziata fin da giovanissimo: “Come ho iniziato a giocare a calcio? Ho un fratello maggiore, di quattro anni più grande. Mentre lui giocava io e mio padre stavamo dietro la porta. Guardavamo allenamenti e partite: la passione per il calcio, che poi è stata la mia vita, è iniziata così. La mia famiglia? Mio padre è un medico, un primario neuro anestetista. Mia madre invece casalinga. E’ tedesca di origine. Cosa ho di tedesco nel sangue? Credo di essere una persona pragmatica, abbastanza fredda. I miei genitori mi hanno seguito tanto. Mio padre ha fatto tanti sacrifici per accompagnarmi, girando l’Italia. Mia madre un po’ meno, più distaccata, la viveva in maniera più fredda. Da bambino non avevo cimeli o maglietti da calcio in cameretta. Però in famiglia avevamo l’appuntamento fisso con “Novantesimo minuto”. Sono sempre stato del Milan fin da bambino. Mio padre è grande tifoso del Milan e di Rivera. Tutta la mia famiglia è milanista, mio fratello compreso”.
La carriera di Montolivo inizia nel Caravaggio, da lì la chiamata fondamentale dell’Atalanta: “Sono arrivato a Bergamo tramite gli osservatori dell’Atalanta, credo di aver avuto intorno ai sei o sette anni. Ho fatto tutta la trafila: dai Pulcini alla prima squadra. Nell’Atalanta si cerca di dare importanza all’aspetto tecnico, tattico e calcistico, ma dà la stessa importanza anche all’aspetto umano del ragazzo, quindi la scuola, l’educazione. L’esordio in Serie A? Me lo ricordo: era la stagione 2004/05. Era Atalanta – Lecce 2 a 2. Emozione tanta, soprattutto la sera prima, a sera del ritiro. Capivo che si stava avverando un sogno che avevo fin da bambino. Ruolo preferito? Nel settore giovanile ho sempre fatto la mezzala, il centrocampista centrale. Nei primi anni invece, in prima squadra, mi facevano giocare più avanti. Mandorlini mi fece esordire da trequartista. Io ho sempre ammirato Gerrard per la sua completezza. Perché era un giocatore fantastico sotto tutti i punti di vista. Poi ho avuto la fortuna di giocare con De Rossi e Pirlo in Nazionale, due registi davvero fantastici”.
Ci ha messo poco Montolivo a diventare protagonista del calcio italiano. Dopo l’esperienza positiva nell’Atalanta son arrivate le chiamate di Fiorentina prima e Milan poi. Col tempo è diventato capitano di entrambe le squadre, una grande responsabilità: “Capitano di una squadra vuol dire essere un punto di riferimento per tutti: significa avere l’obbligo di non sbagliare. Deve essere una guida per tutti e deve prendersi anche responsabilità non proprie a volte. Io malinconico in campo? Do questa impressione perché non mi lascio mai andare a delle reazioni fuori posto. Cerco sempre, anche nelle situazioni più difficili, di mantenere la calma e di non perdere lucidità. Questo porta magari a vedermi da fuori un po’ distaccato e malinconico. Gli infortuni nella mia carriera? Gli ultimi due sono stati molto seri. Quando stai fermo per così tanto tempo vengono in mente pensieri scuri. E’ il pensiero che viene ad uno sportivo quando succedono queste cose: tornerò mai come prima?”.
Ci sta riuscendo Montolivo a ritrovare la forma migliore dopo il lungo stop. Nel periodo in cui è dovuto stare fermo però non tutti hanno speso parole di auguri per una pronta guarigione, ma sono arrivate anche molte offese. “E’ difficile spiegare il motivo, non so perché. Il mondo dei social è un mondo senza regole purtroppo. Augurare la morte a chi comunque soffre è una cosa barbara. Ho provato un po’ di tristezza per questo tipo di messaggi, ma per chi li ha inviati. L’allenatore più importante della mia carriera? Cesare Prandelli L’ho avuto da giovane e mi ha formato. Poi devo citare Mihajlovic, che ho avuto a Firenze e a Milano, in due momenti particolari della mia carriera, ed in entrambe le situazioni ho avuto grande sostegno da parte sua. Allegri? Ho avuto un rapporto molto bello con lui, mi ha voluto al Milan. Giovani italiani interessanti? Dico Locatelli, lo vedo tutti i giorni, ha una carriera importante davanti”.