Allenamenti divertenti, clima sereno e voglia di riscatto. Il primo obiettivo Vincenzo Montella l'ha già raggiunto. Non era facile ricostruire l'autostima di un gruppo che veniva da un biennio complicato, che ha visto il Milan non riuscire a qualificarsi per le coppe europee per due campionati consecutivi. L'allenatore napoletano, sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, traccia un bilancio del primo mese di lavoro:
"Decisamente positivo. Mi è servito per conoscere bene l’ambiente, per stare più insieme ai miei calciatori. Anche se alla tournée avrei preferito il preliminare di Europa League. Il Milan non può stare senza Europa. Comunque ritengo che siamo più avanti rispetto a quanto mi sarei atteso dopo un mese. Sono sereno, i ragazzi sono sereni, la strada è quella giusta e io sono ottimista. La squadra sta portando avanti bene quanto richiedo e va veloce. Il mio compito è portare avanti un progetto e voglio farlo guardando le cose da una prospettiva positiva. Siamo in costruzione e io sono stato scelto per un disegno tecnico ambizioso, perché fare calcio in questo modo è molto più difficile. Ma ho le idee chiare su come e dove intervenire".
Montella si descrive: "Mi credono un borioso, uno snob, io invece mi ritengo soltanto riservato, con un grande senso pratico: sono molto più razionale e autocritico di quanto si possa pensare. Detto questo, mi piace un motto di Wilde: a volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprire bocca e togliere ogni dubbio. Io mi sento semplicemente migliore di qualche tempo fa, e lo voglio dimostrare. Mi sento quasi un allenatore, mentre fino a un paio d’anni fa ero incompleto. Ora sono più pronto. Ma niente proclami. Meglio camminare sotto i portici... Però dico: più che tempo, datemi credito. Fidatevi di me. Fidatevi di noi".
Situazione societaria e mercato non hanno inciso sull'umore e gli stimoli della squadra: "E’ inevitabile che le notizie societarie siano arrivate anche in America, ma il gruppo ha dimostrato di non lasciarsi condizionare, anche perché non accetto distrazioni per alcun motivo. Mercato? Ho già dato le mie indicazioni al club, è tutto condiviso e confermato con Galliani, col quale mi confronto quotidianamente. Con lui non ci sono fraintendimenti. L’esigenza di rinforzarsi c’è, come c’è per tutti. L’ha sentita anche la Juve, che arriva da cinque scudetti di fila. Bacca? E’ forte, fa gol, e la punta deve fare quello, anche se non sono gol spettacolari. Carlos ti fa fare la differenza, non sono d’accordo con chi lo reputa poco incline al mio gioco. Io penso a lui come a un giocatore del Milan".
Montella concorda con quanto dichiarato da Niang qualche giorno fa. Per l'ex Samp l'attacco dei milanesi è a posto così: "Trovo che il nostro attacco sia complementare e ben assortito. Ad esempio Niang ha qualità indiscusse, anche se è ancora discontinuo. Però lui non si accontenta e ha l’ambizione di migliorare. Maturerà quando accetterà una panchina che ritiene ingiusta. Menez invece probabilmente non sentiva più suo l’ambiente. E’ stato un addio sereno, ma per un allenatore perdere un giocatore è una sconfitta. Qui mancavano entusiasmo e convinzione in se stessi al mio arrivo. Ora qualche problemino penso di aver iniziato a risolverlo. L’entusiasmo per me è la convinzione con cui fai le cose. L’allenatore deve essere capace di alimentarlo e mantenerlo. Io sono un passionale, se non lo fossi non lavorerei 18 ore al giorno".
In chiusura d'intervista Montella individua il primo obiettivo di prestigio: "E’ già da un po’ che penso alla Supercoppa con la Juve. Potrebbe essere il 29° trofeo dell’era Berlusconi, qualcosa che dà grande autostima".