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Data: 17/02/2018 -

Milan | Il punto tra campo, società e non solo: dalla posizione di Gattuso al rifinanziamento ad Ellliott, passando per piano mercato e questione stadio

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Corsa continua. Agli obiettivi stagionali prefissati attualmente ancora possibili, con un’Europa League che prosegue momentaneamente al meglio, la chance di arrivare in finale di Coppa Italia ancora apertissima e una classifica in Serie A che, pur piangendo ancora, vede ora una squadra in netta, nettissima ripresa. Macina strada e chilometri, dentro e fuori dal campo, il Milan di Rino Gattuso, Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli, impegnati su diversi fronti e su un lungo ed importante lavoro ancora da portare a termine: la vittoria sul Ludogorets, ottenuta giovedì, ha finito per cementare ulteriormente le ritrovate certezze di una squadra ora davvero gruppo, convinta a cercare di arrivare il più in fondo possibile all’unica competizione europea sinora non presente nella bacheca di via Aldo Rossi.

B come blasone e bilancio (previsto in perdita pur con l’obiettivo introiti, vicino agli 8 milioni stadio compreso, superato nelle aspettative), legato alla possibilità di arrivare alla finale di Lione e trionfarvi: un successo che porterebbe più che altro prestigio (25 milioni l’incasso in caso di vittoria finale) al di là di ogni aspetto economico, certamente più importante negli introiti legati alla qualificazione in ogni fase di una Champions League raggiungibile, oltre a quella che figurerebbe come una clamorosa rimonta in campionato, proprio con il trionfo in Europa League. Correre, ancora: come fatto brillantemente dalla squadra, rigenerata dalla metodologia Gattuso, e come sarà necessario fare anche per quanto concerne l’aspetto societario, con l’obiettivo di portare a compimento il rifinanziamento del debito con il fondo Elliott e fornire chiare garanzie all’UEFA per la concessione del Settlement Agreement, dopo il “no” incassato a dicembre per il Voluntary.

L’obiettivo, per dirigenza rossonera, è chiaro: mandato in esclusiva fino a fine marzo-inizio aprile a Merrill Lynch, banca newyorkese chiamata a fungere da advisor per il completamento dell’operazione, e miglior ipotesi per l’estinzione del passivo fissata entro il mese di maggio, tentando di anticipare il più possibile i tempi per presentare all’UEFA stessa, nell’incontro previsto circa un mese prima, carte vincolanti e documenti firmati come garanzia per la positiva riuscita dell’affare. Rifinanziamento ripartito in due vie, tra il debito accumulato dalla società AC Milan e quello della proprietà, che presenta modalità e possibilità di risoluzione rispettivamente differenti: nel primo caso, la volontà di costituire a breve una società “sana” sul modello di Inter e Roma emerge come idea e cornice utile alla maggior facilità nell’ottenimento di un rifinanziamento, restando di proprietà del club e in grado di produrre grandi ricavi con costi bassi di gestione con una nuova media corporation (diritti d’immagine, sponsorizzazione e tv,) in aggiunta alla società Entertainment e a Real Estate, rendendo tutto esclusivamente dipendente dalla società stessa e non dall’azionista di riferimento. Per quanto concerne l’aspetto relativo a Li Yonghong, invece, il presidente rossonero resta fermamente convinto (nonostante le difficoltà economiche nel ripianare il debito riscontrate sinora) nel mantenere ancora il possesso del club, senza alcuna volontà di cessione (al momento sconveniente per la situazione palesatasi) e valutando eventualmente l’ingresso di un piccolo socio al proprio fianco, accantonando le tante figure già in contatto con Casa Milan ed Elliott per il rilevamento dell’intero club: l’idea della quotazione in borsa di una società dall’immutato valore di un miliardo, almeno nei pensieri del numero uno rossonero, rimane sempre viva. Ma in caso di mancata intesa con qualsiasi rifinanziatore entro la tassativa scadenza del 15 ottobre, lato proprietà, quali possono essere gli scenari?

Tutto in mano ad Elliott in tale circostanza, naturalmente: il rinnovo del debito a tassi di interesse ancor più alti (rispetto all’11% già posto) da un lato o la chance di esercitare la propria opzione di acquisto del Milan dall’altro, scegliendo successivamente se mettere all’asta il club o aprire una cessione individuale in cui, tuttavia, il fondo americano avrebbe la garanzia di non perdere i 370 milioni di euro base concessi e prestati al momento dell’acquisto del club rossonero da parte di Li Yonghong, con il restante importo della cifra complessiva di un’eventuale cessione destinato proprio all’imprenditore cinese. Scenari che avranno una definitiva realizzazione o non nelle prossime settimane, utili anche al doveroso e costante sviluppo di una Milan China (società incaricata di promuovere e commercializzare il brand rossonero nel paese asiatico) attualmente indietro rispetto alle idee iniziali e ancora in attesa delle figure (specialmente manager) con caratteristiche giuste per la miglior prosecuzione del progetto rossonero orientale, con tre contratti chiusi per una somma totale di meno di 1.5 milioni.

Dal lato societario a quello relativo al campo, tra allestimento della squadra e aspetti tecnici, dove molto dipenderà dalle future sanzioni che l’UEFA imporrà al club di via Aldo Rossi, reduce da un deficit nel triennio di monitoraggio di circa 200 milioni: il rischio di una multa simile a quella inflitta all’Inter due stagioni fa, da 20 milioni complessivi (con 6 da pagare e 14 “congelati”) e con limitazioni relative a numero dei calciatori presenti nella lista europea, tetto salariale e mercato, appare infatti concreto, con eventuali operazioni in entrata doverosamente subordinate ed uguali nella quantità agli introiti intascati dalle cessioni. Un’estate 2018 in cui non risulterà necessario vendere ma, al contrario, provare ad opporsi alle avances di grandi club per alcuni gioiellini come Suso (40 milioni di clausola) e Donnarumma, oggetto con tanti giovani di importantissimi e complicati (soprattutto nel caso del portiere) rinnovi negli scorsi mesi, risulterà l’obiettivo principale, intervenendo in entrata in maniera mirata con pochi innesti (2-3) per ogni annata utili a garantire le alternative necessarie alla base già attualmente posta con Gattuso negli anni a venire. E menzionare l’ex allenatore di Pisa e Palermo, nonché simbolo di una vita calcistica in rossonero, non figura certo come una casualità: perchè è sempre più “Ringhio”, nelle idee della dirigenza milanista, la guida perfetta per una squadra dal volto ora totalmente diverso rispetto all’opaca versione vista a inizio stagione. Prima e miglior scelta sin dal momento di sostituzione di Montella, nelle convinzioni di Mirabelli, e contratto vigente a cifre minime pronto ad essere prolungato almeno per una stagione, sino al 2020, grazie all’apprezzatissimo lavoro svolto sinora. Elevando ulteriormente, dal campo alla panchina, l’ex “8” rossonero a simbolo del passato e del futuro del club milanista, con nessun pensiero rivolto a “top” come Conte o Ancelotti.

Last, but not least, il concetto di ammodernamento, tra Milanello, San Siro e sponsor: se per il centro sportivo rossonero l’aggiunta di qualche miglioria, in un’idea pienamente condivisa anche da Gattuso stesso, risulterà facilmente realizzabile in estate, la questione stadio resta ancora pienamente da risolvere. Un “Meazza” rinnovato, come soluzione momentaneamente, apparentemente più probabile, o un impianto nuovo, la cui presentazione di un eventuale progetto approvato porterebbe la valutazione del club ancora più in alto: questo il pensiero della società, alla ricerca di una soluzione che soddisfi Comune, club e tifosi. Il desiderio di collaborare con ambo le parti per vedere l’attuale cuore pulsante calcistico milanese rinnovato c’è, ma anche grazie ad una cooperazione totale che passi, in cambio di investimenti fatti, tramite alcune agevolazioni fornite, utili a rendere interamente (a livello fiscale e organizzativo) più fluide le operazioni di ristrutturazione e di usufrutto dello stadio. E la novità Puma, presentata ufficialmente ad inizio luglio? Difficile, se non impossibile, possa portare ad un accordo con il tempo migliore rispetto al vecchio contratto stipulato con adidas: la speranza sarà legata ai bonus relativi alla vendita delle maglie rossonere, calati in maniera notevole dalla stagione 2012-13. In caso di aumento a livello di introiti, si arriverà a pareggiare probabilmente le entrate fornite dal (quasi ormai) vecchio brand a tre strisce, destinato ad abbandonare le divise milaniste dopo 20 anni: segno di tempi che cambiano tra passaggi di proprietà, rose stravolte e il tentativo di tornare, come in passato, a competere per grandi obiettivi. Per tutto questo, per il Milan, sarà necessario correre, con la massima fiducia: dentro e fuori dal campo, tra calci al pallone, rifinanziamenti da completare e tante certezze trovate e ancora da trovare.

Tags: Milan



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