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Data: 13/03/2019 -

British? No, Britos: "Napoli il mio Sudamerica. Sogno la FA Cup e le parrilladas"

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Ve lo ricordate? Dal Bologna di Mihajlovic al Napoli di Mazzarri, oggi Britos sta per finire il suo quarto anno al Watford e ci ha raccontato la sua storia: tutta questione di 'ser uruguayo'
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Ve lo ricordate? Dal Bologna di Mihajlovic al Napoli di Mazzarri, oggi Britos sta per finire il suo quarto anno al Watford e ci ha raccontato la sua storia: tutta questione di 'ser uruguayo'
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“C’era lui anche nella prima Coppa Italia vinta con il Napoli. 2-0 alla Juve, io sono entrato nel finale. Un’esperienza unica: quando siamo rientrati c’erano 20mila tifosi che bloccavano tutta la città. Tre ore per fare 500 metri col pullman. Incredibile”. Vero trasporto latino. Qui a Londra la gente neanche ti riconosce e se ti riconosce ti lascia stare. Il che ha anche i suoi vantaggi, puoi fare un giro come qualsiasi persona. I napoletani invece sono calorosi, simili a noi nel modo di vivere gli eventi: non a caso tutti i sudamericani si trovano bene in azzurro.

Cavani, Gargano, per qualche mese Bogliacino. Il ‘blocco uruguayo’ c’era anche lì. “Qualche volta ci sentiamo ancora, anche con Andujar e Zuniga. L’ultima volta che ero a Napoli due anni fa sono andato a trovare la squadra a Castelvolturno. Un bel momento, però i tempi sono cambiati. Non c’è più nemmeno il capitano. “Non me l’aspettavo, sinceramente credevo che Hamsik avrebbe chiuso la carriera a Napoli. Chissà, lo scudetto sfuggito l’anno scorso potrebbe aver pesato sulla sua voglia di cambiare. Comunque ha deciso lui il suo futuro ed è giusto così, se lo merita. Al pensiero del vecchio compagno, Britos si tira giù il cappello. Ho giocato con tanti compagni forti, grazie a Dio. Ma a livello tecnico forse non ne ho trovato uno migliore di Hamsik.





E l’avversario più scomodo invece? “Facile. Quando era al top, Ibrahimovic faceva quello che voleva. Mi ricordo di una partita, quand’ero al Bologna e lui al Milan…credo che avessimo perso 3-0 in casa. Ibra aveva fatto un assist, un gol, grandi giocate. Semplicemente non riuscivo a fermarlo. Nonostante le antiche lezioni di Mihajlovic. “Spero che Sinisa riesca a salvare il Bologna: la piazza se lo merita e lui ha il caratteraccio che ci vuole. È l’allenatore che mi ha lanciato titolare, dandomi fiducia e consigli da ex del mio ruolo. Ma ho imparato qualcosa da tutti. Anche con Benitez mi son trovato bene, mentre Mazzarri mi ha fatto migliorare tantissimo tatticamente. Ha grande cura dei dettagli e lavora molto con i difensori”.

Britos apre al ritorno? Non a quello italiano. Ormai ho deciso. A fine stagione finisco il contratto con il Watford e torno in Uruguay. Definitivamente”. Lo dice con sollievo, con il sorriso. “Vedremo se a Maldonado, la mia città, oppure in una delle squadre della capitale. Deciderò con calma, ma intanto so che è arrivato il momento. Sono undici anni che sono in Europa: mi mancano i miei amici, le grigliate in famiglia. A casa siamo molto uniti e soffro non poter vivere più questi momenti quando voglio”. Guai a chi dice che la saudade sia prerogativa brasiliana. “Penso ai miei genitori, ai compleanni che non festeggio con loro. Almeno quando giocavo in Italia c’era la pausa di Natale. Tornavo giù e mi ricaricavo. Ma qui si gioca sempre (e ormai anche in Serie A sarebbe lo stesso, ndr), non posso tornare nemmeno alle feste”.



Eppure, almeno un pezzetto di Uruguay Britos riesce a portarselo sempre con sé.Il mio mate, sì. Ce l’ho anche qui in borsa. Niente tea time, lo perdoni la Regina. Un debole, quello per la yerba più consumata del Rio de la Plata, che ormai ha raggiunto anche la Nazionale dei Tre Leoni. “So che al Tottenham Lamela l’ha fatto provare a Harry Kane e da lì la cosa si è diffusa fino al Mondiale. Mentre qui al Watford anche Deulofeu è un fan del mate, sin dai tempi dell’Everton con Funes Mori. Lo beviamo al mattino, dopo colazione. Come facevo con Zuniga. È un rituale imperdibile, che unito alle proprietà energizzanti dell’infuso (che contiene caffeina) sta spopolando tra i calciatori. “Il mate ha un sapore molto forte e amaro, quindi all’inizio può non piacere tanto. Ma qualcuno ha il coraggio di provare e allora non lo molla più”.

L’altra grande passione di Miguel invece è un po’ più difficile da coltivare. Adoro andare a pescare. Qui in Inghilterra l'ho fatto qualche volta nei laghetti. Ma il clima non aiuta: parto da casa che è bel tempo e dopo mezz’ora comincia a piovere. E poi in Uruguay c’è il mio mare.

‘Ay, celeste regaláme un sol...’


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