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Data: 20/12/2017 -

"Mi promisero un posto in squadra: mi ritrovai nella Berretti. Ho riniziato dalla D". San Nicolò, lo sfogo di Cannella

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"Mi avevano assicurato un posto in squadra. Mi sono ritrovato nella Berretti...". Dalla Nazionale di Lega Pro alla serie D, per Alfredo Cannella, giovane talento scuola Teramo, il passo è stato molto breve. Quest'anno è uno dei giovani più interessanti del Campionato Nazionale Dilettanti, tanto da meritare una chiamata per la selezione che rappresenterà la serie D nel prossimo Torneo di Viareggio. Da Ghivizzano, dove ha giocato le prime 14 partite, Cannella si è trasferito nuovamente in Abruzzo, per difendere i pali del San Nicolò. Nessuna voglia di arrendersi, nonostante la grossa delusione subita, Alfredo è tornato lì, a Teramo, dove il sogno era iniziato:

"Era un discorso che avevo già abbozzato da tempo con il preparatore dei portieri" - racconta il giovane portiere classe '98 ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - "All'inizio dell'anno avevo già fatto 3 o 4 allenamenti qui, so che è una società seria e alla fine mi sono detto 'perché no?'. Sono a due passi da casa e questo, ovviamente, non può che farmi piacere, mi aiuta anche a concentrarmi al 100% sugli allenamenti. Sono felice della scelta, mi trovo benissimo. Sono tutti bravi ragazzi, molti li conosco, io da queste parti c'ero già stato tre anni. Adesso proverò a dare una mano alla squadra per conquistare la salvezza che vale oro per questo club".

Nella stagione 2014-2015 i suoi guanti hanno spesso respinto le "bordate" di due colleghi che hanno fatto strada... "Sì, in prima squadra c'erano Lapadula e Donnarumma, il rapporto migliore lo avevo con Alfredo. All'interno dello spogliatoio erano dei leader e mi hanno riempito di consigli. Si vedeva già dalla Lega Pro che meritavano ben altre categorie. Però i miei punti di riferimento erano i portieri, Tonti e Narduzzo, ci sentiamo spesso tutt'ora per scambiare opinioni. Anche per venire qui ho chiesto prima un parere a Davide e Alessandro e a Zambardi, il mio ex allenatore, che adesso si è trasferito ad Empoli. Mi hanno sempre aiutato in tutto e sapevo che mi avrebbero dato i giusti consigli".

I modelli più importanti, invece, sono il top a livello mondiale: "Non ho molta fantasia (ride): Buffon e Neuer, anche se sono milanista! A parte gli scherzi, penso che ogni ragazzo che sceglie di fare il portiere non può che ispirarsi a questi due "alieni", che rappresentano ancora il top a livello mondiale. Anche se Ederson e Alisson si stanno inserendo prepotentemente. Io ho sempre fatto il portiere, fin da piccolissimo, una vocazione nata ammirando le parate di Gigi. Esigenze di squadra mi hanno spinto a volte a fare il difensore centrale, nei giovanissimi, ma il mio ruolo naturale è tra i pali". In effetti lo chiamano piccolo Buffon... (ride ancora) "No, dai. Quelli sono soprannomi dati così, tra amici. Se facessi solo un decimo di quello che ha fatto lui sarei già soddisfatto".

In porta ci sei finito perché eri quello meno bravo con i piedi? (altra risata) "No, scelta tutta mia. Da piccolo indossavo i guanti così tanto che a fine giornata le mani non avevano un odore gradevolissimo... E' stimolante, è un ruolo da interpretare con un pizzico di follia perché bisogna avere coraggio. Tuffarsi per terra, magari in campi in terra battuta, ma anche e soprattutto in mischia tra teste, piedi, gomiti, non è facilissimo. E poi, non a caso, veniamo chiamati anche ultimi uomini: quando ti trovi a tu per tu con gli avversari devi avere il coraggio di uscire. E non possiamo sbagliare: se sbaglia il portiere sono dolori. E critiche... ma bisogna prenderle per il verso giusto, altrimenti ti abbatti".

Qualche tempo fa hai avuto uno sfogo, credi che in Italia non si punti sui giovani? "Sì, non credono in noi, poco spazio per i giovani e a questo punto non capisco a cosa servano i settori giovanili. Preferiscono puntare magari su qualche straniero nella speranza di pescare il 'fenomeno', o strapagare giocatori già affermati, tranne poi accorgersi che avevano sbagliato valutazione. E intanto i giovani vengono 'sacrificati' nelle categorie inferiori. Questo è ciò che accade in molte squadre di serie B e C: parlo per esperienza diretta. A Teramo mi avevano promesso che avrei fatto il secondo, ho rifiutato diverse offerte per quella promessa. Poi mi sono ritrovato a giocare con la Berretti, senza una spiegazione... Ed ero il portiere titolare della Nazionale di Lega Pro!".

Come vedi il tuo futuro? "Mi piacerebbe molto un'esperienza all'estero, magari in Inghilterra o in Germania, dove ho anche dei parenti. Ho studiato per diventare operatore socio-sanitario e per adesso mi sono fermato. Mi lascio un paio di anni di tempo per capire se posso continuare il mio sogno, altrimenti mi rimetterò sui libri". Alfredo proverà ad aiutarsi anche con la scaramanzia, un misto di sacro e profano: "Sì, lo ammetto, sono scaramantico! Prima del fischio d'inizio tocco tutti e due i pali e la traversa e poi mi faccio il segno della croce due volte prima di entrare in campo".

Ti immagini tra i pali di una "big" fra qualche anno? "Sì, ma non mi voglio illudere troppo. Il primo obiettivo è scalare le categorie, per merito. Il sogno più grande è quello di arrivare un giorno in un club importante e giocare le coppe europee". Età e talento sono dalla sua parte. In bocca al lupo...



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