Gary Medel grinta, cuore e polmoni. L'ex centrocampista dell'Inter si racconta in un'intervista Gazzetta dello Sport. Dall'Inter al Besiktas. Squadra dove ha scelto di trasferirsi in estate e con cui ora occupa la terza posizione nella Super Lig, il campionato turco, a meno quattro dal Galatasaray primo. Tanti i ricordi dell'Inter squadra a cui comunque resta legato, ma con cui non è riuscito a vincere nulla in più di 100 partite: "Ho dato l'anima per l'Inter, ma che rammarico non aver mai alzato un trofeo. Mi dispiace perché quella maglia l'ho sognata fin da bambino e non togliermi la soddisfazione di vincere qualcosa con l'Inter un po' mi pesa".
Come se lo spiega lui? Chiaro e diretto come quando in campo entra in scivolata per recuperare un pallone e senza troppi giri di parole: "C'era troppa confusione. E' difficile con tanti cambiamenti in corso e anche per Suning che sta dall'altra parte del mondo non sarà facile, megli una proprietà italiana come Moratti".
"Tanti cambi in panchina? Una conseguenza, secondo me, della poca chiarezza. Anche questo porta poi a dei risultati negativi. L'esempio è Mancini: se anche uno come lui lascia ad Agosto, vuol dire che le cose non vanno benissimo. Lui è un grande come Bielsa. Nel 2015 con lui volammo nella prima parte della stagione, poi il calo: credo non fossimo pronti a stare così in alto. Quella maglia non era e non è per tutti. Stare all'Inter comporta anche un certo tipo di pressione non facile da gestire e poi più passavano gli anni senza vincere più questa aumentava.
De Boer e Pioli? Io credo che l'olandese non sia un allenatore incapace, ma solo non ha avuto il tempo di portare le sue idee e di farle assimilare al gruppo. Per quanto riguarda Pioli non posso dire nulla di che: ha fatto bene e va ricordato come una persona super e un allenatore importante. Mi sento molto legato a Mazzarri: è stato spesso criticato, ma nel lavoro di campo è davvero fra i migliori. Arrivai all'Inter grazie a lui. Servivano top player? Si parlava di Vidal e Sanchez è vero, ma loro due sono dei giocatori top, un altro status rispetto all'Inter attuale: perché dovrebbero lasciare grandi squadre per venire a Milano?"
Dalla sua Inter, quella del passato a quella attuale in lotta per la Champions League: "Champions possibile? La Roma si è ripresa, la Lazio non molla e il Milan sta tornando. Non sarà facile, ma l'Inter non può permettersi di fallire ancora o sarebbe davvero disastroso". L'addio all'Inter in estate, ma nessun rancore nemmeno verso Spalletti: "Lui è un grande allenatore e subito è stato chiaro con me dicendomi che a centrocampo e in difesa lui aveva bisogno di gente brava coi piedi e che ad uno come me non sapeva cosa far fare, mi disse di fare le mie valutazioni. E' stato subito molto chiaro e lo apprezzo. Mi propose di fare il trequartista, ma avrei dovuto adattarmi e per me sarebbe stato difficilissimo".
Ora il Besiktas un cambiamento radicale rispetto al calcio europeo a cui era stato abituato in questi anni: "C'erano tante opportunità in estate: In Spagna e anche in Messico. Ma questo è un grande club. Qui va tutto alla grande e anche la mia famiglia si trova bene qui in Turchia. Ancora in Italia? No no, assolutamente. Per me in Serie A c'è solo l'Inter. Com'è il campionato? Pensavo fosse più semplice, ma invece il livello è molto alto. Nella mia squadra per esempio c'è grande concorrenza, infatti, all'inizio non ero titolare ho dovuto sgomitare per ottenere la maglia da titolare. Possiamo vincere il titolo, ma siamo in quattro a contendercelo, staremo a vedere..."
"Icardi? In area di rigore è il più forte, deve migliorare a palla lontana. Però segna in ogni modo, parlano i numeri".