Nuova sfida, nuova nazione, nuova panchina. Marco Simone riparte dalla Thailandia. La sua carriera come un libro, non si sa mai cosa aspettarsi dalla pagina successiva. L’ex allenatore del Monaco sceglie il Ratchaburi dopo l’ultima esperienza in panchina del novembre 2017 in Tunisia: “Il mondo mi ha adottato”. Sono queste le prime parole di Marco Simone in esclusiva per gianlucadimarzio.com. Primo allenamento alle spalle, grande caldo e fuso orario. Non manca però una nota di tristezza nella sua voce quando parla dell’Italia: “Ho un grande rammarico finora, che è quello di non aver avuto mai l’opportunità di poter allenare in Italia, e sinceramente non capisco il perché. Non riesco ad avere contatti con dei club. Mi dispiace molto”. Poi aggiunge: “Sono diventato un cittadino del mondo, e questo forse spaventa in Italia perché credono che io non abbia l’esperienza giusta, ma non è così. Rapportarsi con mentalità e culture diverse apre la mente, e io sarei pronto anche per allenare in Italia”.
VI RACCONTO COME NASCE L’IDEA DELLA THAILANDIA
Marco ci racconta del Ratchaburi, sorride e ci confessa che: “La prima volta che mi hanno parlato di questa squadra è stato tre mesi fa. Un giorno mi chiamò Porato che ha sempre fatto parte del mio staff, dicendomi che gli avevano offerto il ruolo di preparatore dei portieri”. Poi… :“Dopo l’ultima sconfitta il presidente chiese informazioni su di me proprio a Porato e lui conoscendomi gli disse che avrei potuto accettare, e oggi eccomi qua". Una trattativa lampo che ha vissuto momenti altalenanti: “Durante il primo contatto eravamo un po’ distanti, ma trattare con me non è difficile. Io sono uno che ha voglia di allenare, così ci siamo venuti incontro e c’è stata la fumata bianca”. Cosa ricordo del primo contatto? “Il presidente mi disse che il mio nome era troppo grande per questo club”. Una settimana complicata, piena di paure, di pensieri e insicurezze che hanno accompagnato e accompagnano Marco tuttora: “L’unico motivo di rinuncia era legato alla mia famiglia. Questa enorme distanza mi spaventava e mi spaventa ”. Poi la voce diventa flebile e l’occhio probabilmente lucido: “Anche se siamo lontani nessuno potrà mai separarci, ricordati che sei il miglior papà del mondo”. Firmato Micaela Simone, figlia di 9 anni dell’ex attaccante del Psg: “Questa lettera mia figlia l’ha messa in valigia, l’ho letta una volta atterrato. Se l’avessi letta prima non avrei accettato”. Il motivo della sua decisione, risiede in due sentimenti, la rabbia e l’orgoglio: “La rabbia di non essere stato contattato da neanche un club italiano. L’orgoglio che una nazione così lontana in tutto e per tutto da me mi ha riconosciuto come un emblema”.
Clima a parte: “Quando sono sceso dall’aereo sembrava di essere entrato in un forno”, Marco è stato accolto benissimo dal popolo thailandese: “Un tifoso mi ha chiesto se realmente fossi il nuovo allenatore del Ratchaburi. Mi ha colpito tantissimo l’educazione di questa gente, il rispetto che danno al prossimo. Sono molto timidi, ma è una timidezza positiva. Sono sicuro che imparerò tanto”. Nella giornata di ieri è arrivata anche la presentazione, oltre che il primo allenamento. Un impatto con la squadra che fa ben sperare: “Ho visto i ragazzi un po’ intimiditi, ma anche felici di poter lavorare con me”. Sono solo 4, però, i calciatori che parlano l’inglese: “Il presidente mi è stato vicino tutto l’allenamento per tradurre in thailandese ciò che dicevo”.
IO, IL MILAN E GATTUSO
Il Milan è il grande amore di Marco Simone. Nove anni che hanno lasciato un segno profondo in lui. Una vita, quella in rossonero, che si sarebbe potuta riaprire quest’estate: “Avevo trovato l’accordo con Mirabelli per allenare la squadra B del Milan. Tutto fatto, due anni di contratto”. Un progetto che ufficiosamente era già partito, come ci confessa: “Avevamo già organizzato il ritiro, le convocazioni dei calciatori, avevamo programmato tutto anche con Beretta e Lupi”. Poi … : “Il cambio di società ha modificato le carte in tavola.Mi chiamò Leonardo per dirmi che la squadra B non era più una priorità”. Poi ci svela: “Dopo l’esonero di Lupi come allenatore della Primavera sono stato richiamato in sede da Leonardo e Maldini che mi hanno proposto la panchina. Io accettai, poi scelsero Giunti. Ci può stare il calcio è così”. Una cosa ci tiene però a sottolinearla: “Io avrei allenato una squadra B, o la Primavera solo al Milan. Sarebbe stata una vera e propria scelta di cuore, credo che questo la nuova società non l’abbia capito fino in fondo”.
Poi il discorso si sposta sulla sua amicizia con Rino Gattuso: “Con lui ho un rapporto speciale. Abbiamo fatto il Master a Coverciano insieme e tutti e due chiedemmo di fare l’esame un mese prima perché saremmo dovuti andare ad allenare all’estero”. Poi un retroscena: “Lui ha avuto la sensibilità di fare solo il mio nome a Mirabelli per allenare la squadra B del Milan. Gli disse di prendermi subito”. I rossoneri sono rinati grazie all’ex allenatore del Pisa e Marco ci tiene a sottolineare: “Ora tutti si sono ricreduti. Fino a poco tempo fa in molti credevano che Gattuso era solo grinta e che non meritava la panchina del Milan”. Invece... : “Rino è un grandissimo allenatore, gliel’ho sempre detto. La passione e la grinta sono qualità importanti, ma arrivano dopo i contenuti, la competenza e la conoscenza. Rino sa cosa deve fare e lo fa al meglio. Questo Milan è merito suo”. Poi ci parla del suo rapporto con Gattuso extra calcio: “La prima cosa che mi viene in mente é la sua spontaneità. Stare con lui è proprio spassoso, mi fa ridere tantissimo”. Poi aggiunge: “Gli dico sempre che potrebbe essere protagonista di una commedia italiana. Sarebbe stato un grande attore”.
I MIEI OBIETTIVI , LA NAZIONALE E QUEL RETROSCENA CON CONTE
I miei obiettivi in Thailandia? “Voglio trasmettere un’idea di calcio europeo alla squadra, un qualcosa di innovativo. Qui molti calciatori non riescono a mantenere l’attenzione per 90’, la mia squadra dovrà riuscirci”. Una cosa é certa: allenare all’estero non é impresa facile: “Devi avere una capacità di adattamento importante. Non puoi andare in un altro paese e pensare di cambiare tutto. Noi italiani siamo bravi ad insegnare ma dobbiamo avere anche l’umiltà di imparare”. A tal proposito ci svela un retroscena riguardante Antonio Conte: “Lui stava per andare al Chelsea e mi chiese un consiglio. Gli dissi che se pensava di andare in un’altra nazione e cambiare radicalmente abitudini, cultura e cibo si sarebbe fatto del male”. Poi … : “Qualche tempo dopo mi ha ringraziato. Io sono convinto che tante cose che ha accettato al Chelsea in Italia non le avrebbe accettate”.
Poi ci dice la sua sulla Nazionale di Roberto Mancini: “Mancio sta facendo un grande lavoro. Ha inserito freschezza e portato entusiasmo”. Ma... : “Manca ancora qualcosa per fare il salto di qualità, ci vuole tempo e pazienza. Ci sono nazionali che sono avanti. Credo che Europei serviranno per consolidarsi, i Mondiali futuri per confermarsi”.
Un calciatore a cui assomiglio? “Forse Insigne. Sono innamorato di lui. Ha talento, valori, e una storia legata ad una maglia. Può essere l’uomo in più dell’Italia”.
Marco Simone ci saluta, in Thailandia è notte e tra pensieri e mancanza della famiglia il fuso orario gioca brutti scherzi. Una scelta impopolare e certamente coraggiosa quella dell’ex attaccante del Milan, che è pronto a conquistare la Thailandia. Adesso è tempo di scrivere un nuovo capitolo di quel suo libro chiamato carriera.