ATALANTA-ROMA, ANDATA E RITORNO
Cartoline mai sbiadite: “A Roma sono stato a casa, ho giocato con grandissimi campioni. Vucinic, De Rossi, Juan, Mexes, Totti”. Impossibile non parlarne: “A Trigoria eravamo sempre al tavolo insieme, lo stimo, è una persona straordinaria e molto umile. Sono stato bene”. Ma quando gli chiediamo di quel Roma-Samp del 2010 diventa serio: “Una partita maledetta, quella sconfitta per 2-1 ci privò di un sogno. Nell’ultima gara contro il Chievo siamo stati Campioni d’Italia per un tempo, poi Milito si scatenò a Siena”.
Scudetto all’Inter, Ranieri sfiora l’impresa: “A gennaio potevo andare al Manchester City, mi voleva Mancini, ma il mister si oppose”. Sliding doors, ancora Roma: “C’è un aneddoto importante legato alla mia carriera”. Quale? “Ho esordito in A nel 2004, in un Roma-Atalanta all’Olimpico. Sentivo l’inno della Roma, lo stadio era pieno, fu una sensazione stupenda. Il bello è che la centesima presenza in Serie A l’ho fatta proprio con la maglia giallorossa, e contro l’Atalanta”.
"MI MANCA L'ITALIA"
Per sei anni ha avuto in gestione un negozio di sneakers: “Colleziono scarpe, è una passione, poi l’ho venduto. Ora sta andando bene e sono contento, è stata un’altra esperienza di vita”. Come la Juventus, luci e ombre: “Arrivai nel 2010 grazie a Delneri, dopo la Roma. Non fu esaltante, arrivammo settimi. L’anno successivo volevo giocare e andai via”.
Sei mesi a Catania, poi Bologna e Genoa, sfiorando Antonio Conte: “E’ un grande motivatore, lo rispetto, con lui ho giocato poco ma è un vincente. E’ un fenomeno nel preparare le partite, succede sempre ciò che dice lui. Nonostante tutto mi ha fatto crescere”.
E confrontare con grandi campioni: “Del Piero, Vidal, Tevez, Pogba, il mio amico Marchisio. Con lui ho condiviso tutto”. Quattro anni all’estero poi: “Sono cresciuto in ogni aspetto, ho visto paesi diversi, ora parlo tre lingue”. Inglese, spagnolo, ovviamente italiano: “L’Italia mi manca molto”.
Se fosse per lui chiuderebbe la carriera a Bergamo: “Sarebbe un sogno, l’Atalanta è casa mia”. Dove un 18enne studiava diritto, prima che arrivasse la Champions.