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Data: 24/03/2018 -

Marchisio l'idolo, Verratti il modello. Uno Zola al Torneo di Viareggio: è Simone, il nipote di Gianfranco

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Un altro Zola con la maglia rossoblu sulle spalle. Non è quella del Cagliari, ma lo stemma è il Grifone genoano. Non è Gianfranco il nome, ma Simone. Trentaquattro gli anni di differenza, una parentela lontana nel tempo a unirli. Simone Zola è un ragazzo maggiorenne soltanto da un paio di mesi. E’ il nipote di quarto grado di Magic Box, con cui in realtà non ha nemmeno mai parlato. Nato quando quest’ultimo giocava a Londra e vinceva la Coppa d’Inghilterra con il Chelsea, piegando in finale l’Aston Villa. Ora sta giocando il Torneo di Viareggio. O meglio, lo ha fatto fino a ieri, fino al gol all’ultimo secondo di Valietti che ha fatto volare l’Inter in semifinale. Qualche spezzone di partita con Lucchese e Az Alkmaar, la maglia da titolare con Spal e Spezia. Quasi un'ora di gioco anche ieri, contro i nerazzurri. Ha giocato Simone, più di quanto non abbia fatto in campionato, laddove ha collezionato solo 155 minuti. Il tempo, però, è dalla sua parte. Ha dimostrato di saperci fare il ragazzo, arrivato nel 2014 e protagonista con gli Allievi, con cui l’anno dopo vince la Manchester United Premier Cup insieme a Pellegri. Vive in Liguria, come i suoi genitori. Albenga, in provincia di Savona. Un comune di appena 25 000 anime, a cento chilometri scarsi da Marassi. Dove Simone, un giorno, sogna di arrivare. Lui che ha iniziato a giocare a calcio grazie a Paolo, il fratello maggiore che lo ha iscritto ad una Scuola Calcio quando aveva sei anni, dopo le tante partitelle nei corridoi di casa. Lui che stravede per Messi e che simpatizza per la Juventus perché lì ci gioca Claudio Marchisio, suo idolo da sempre. Simone è completamente diverso dal buon Gianfranco: niente progressioni palla al piede, niente magie sui piazzati. Non è un fantasista, nemmeno una seconda punta. Gioca più dietro, soprattutto come centrocampista centrale. Per questo studia soprattutto Verratti, che gli assomiglia anche come statura. 1, 65 metri l’altezza del giocatore del Psg, tre centimetri in più invece per Simone. Chissà quante volte lo avrà scelto nelle tante partite alla playstation, il suo terzo grande amore dopo il pallone e la fidanzata. Joystick in mano e immaginazione che tocca le stelle, sognando un giorno di poter giocare le stesse partite, nella stessa squadra magari. Prima, però, la scuola Genoa. Da queste parti, ultimamente, ne sono passati diversi. E il livello è ancora molto alto, come dimostrano il quinto posto in campionato e i 14 gol segnati nelle quattro partite giocate al Torneo di Viareggio prima di dover salutare la competizione. Ora è tempo di tornare a sudare e a lavorare in allenamento, magari anche con qualche seduta insieme ai grandi. Gli è già capitato, i senatori ad accoglierlo nel migliore dei modi. Lapadula, Pavoletti e Veloso i più gentili, quelli che lo riempiono di consigli perché ragazzi lo sono già stati. “Lotta per il nome che hai davanti e verrai ricordato per quello che hai dietro” Il motto che Simone sventola orgoglioso sulla propria pagina Facebook, consapevole di quanto sia pesante quel Zola sulle spalle ma desideroso di mostrare al mondo che davanti a quel cognome, nel calcio, ci può essere anche un nome diverso da Gianfranco. Chissà, magari un giorno i due si parleranno. Si conosceranno e lo zio applaudirà il nipote dalla tribuna. Dopo un tiro dalla distanza, che è il suo pregio. La potenza il punto di forza di Simone, la classe quello di Gianfranco. Un cognome in comune, Zola. Un obiettivo: "Essere ricordato anche per il nome"



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