Dopo lo show del San Carlo, l’atmosfera più informale. “Ho visto Maradona”, lo speciale sul calciatore argentino andato in onda su Piuenne, è stata un’occasione per Diego di mostrare il lato più umano e passionale, nei confronti della città che l’ha visto protagonista e che lo è diventata con lui. Il suo Napoli, quello di adesso e la sua famiglia: i temi non sono mancati, in un amarcord suggestivo e ricco di emozioni.
“Eravamo per tutta l'Italia una squadra fortissima e vincevamo dappertutto. Il napoletano si sentiva forte e rispettato, perché prima eravamo gli africani d'Italia. 'Lavatevi' ci dicevano. Con la palla abbiamo fatto in modo che il paese ci rispettasse” dice Maradona, quando deve raccontare il suo vissuto. Senza tralasciare i momenti concitati della trattativa col Barcellona. “Mi tolsero il passaporto, andai dal club e mi dissero che il mio documento sarebbe rimasto in Spagna, che non potevo muovermi. Io risposi 'Se non mi date il passaporto, vi faccio volare'. Lì si ruppe qualcosa” racconta nel talk show.
Impossibile, non parlare del passaggio di Gonzalo Higuain alla Juventus: “Ha fatto il suo sbaglio facendo tutto alle spalle dei napoletani. Se questo fosse successo limpidamente oggi non sarebbe stato odiato. E' normale che un giocatore che faccia 36 gol in un campionato lo vogliano tutti, ma ci sono modi e modi per andare via da Napoli. Perché un trasferimento in generale non fa scalpore. Ma lasciare Napoli è diverso. Voleva una squadra vincente? Quando successe a me, andai da Ferlaino (allora presidente degli azzurri, ndr) e gli diedi l’ultimatum: o allestivamo una squadra competitiva, o andavo via. Inizialmente esitò, poi capì che sarebbe stato anche un grande affare. Capì che con pochi accorgimenti potevamo vincere lo scudetto”.
Del Napoli attuale, si dice profondamente soddisfatto. “Credo che Sarri abbia valorizzato molto i giocatori a disposizione, ha fatto dei miracoli con quella rosa. Dopo l’infortunio di Milik ha avuto un momento in cui non riusciva a far esprimere la squadra come voleva. A questa squadra manca un giocatore come il polacco al massimo della forma; poi, una panchina un po' più profonda, con giocatori che sappiano essere determinanti. Così sarebbe un Napoli da temere davvero” analizza. Ma allora paga più avere in squadra uno o due fenomeni o un’organizzazione complessiva? “Non sono tante le squadre che hanno questo tipo di giocatori. Lo fanno Messi, Cristiano Ronaldo, che possono vincere da soli una partita. Ma c'è sempre una squadra dietro. E il Napoli a livello di gioco non è lontano dal gioco delle grandi d'Europa. Questa squadra mi rende molto contento”.
Se un pensiero, i napoletani, lo riservano sempre al doppio confronto con il Real Madrid, Maradona non è da meno: “Se avessero giocato ora, il Napoli avrebbe avuto grandissime possibilità di passare”. Mentre per il campionato, sa che non conviene sbilanciarsi. “Al momento la Juve ha qualcosa in più, nonostante la sconfitta con la Fiorentina. Ha la rosa più completa in Serie A, può proseguire tranquillamente e non è detto che rischi qualcosa” osserva l’argentino.
Sabato c’è Milan-Napoli: da Van Basten a quella presunta intromissione della camorra, è una sfida che rievoca tanti ricordi, per Maradona. “Il Milan di una volta non c'è più. Il Napoli oggi gli è superiore come gioco, squadra, anche nei singoli. E' una partita che gli azzurri possono vincere. Van Basten? L'ho visto di recente a Zurigo, sta lavorando con molto con Infantino, l'ho trovato alla grande. Mai la camorra ha avvicinato un giocatore. Io non ho mai visto una cosa del genere negli anni che sono stato a Napoli, e che Ferlaino si sia venduto una partita è una fantasia. Volevamo vincere, non ci saremmo mai venduti e né lo pensavamo di qualcuno. Quella partita l'abbiamo persa perché il Milan aveva una marcia in più del Napoli” ammette con franchezza.
Dalla commozione dopo aver visto un’intervista con la madre (“Di lei mi mancano i suoi baci”), El Pibe de Oro si è riscoperto padre, nei confronti di Diego Jr.: “Mi sono sentito colpevole con me stesso per non aver sfruttato questo tempo per averlo vicino a me. Mi sono perso 30 anni dove non abbiamo nemmeno parlato. E' uguale a me, nel modo di pensare, nel modo di arrabbiarsi! Pure i gesti! Sembra di guardarmi allo specchio”.