In estate era ad un passo dal trasferimento allo Zenit, la permanenza a Roma lo ha reso uno dei leader della rosa. La vittoria contro il Barcellona in Champions League della passata stagione ha incoronato Kostas Manolas come uno dei nuovi uomini simbolo in casa giallorossa. E il greco ripensa spesso a quella partita: “Sì, è stato il giorno più bello della mia vita calcistica – ha rivelato Manolas alla Gazzetta dello Sport - Ma ovviamente non è stato solo merito mio. La fortuna è stata che il terzo gol l’ho fatto io, però nel calcio si vince tutti insieme”.
Alcuni dei protagonisti di quel trionfo ora sono lontani da Roma, frutto di una politica societaria che punta a monetizzare per poi investire sul mercato: “Un anno fa abbiamo perso Salah, Rudiger e Paredes, quest’anno Nainggolan, Strootman e Alisson. Perdiamo sempre giocatori, ma la Roma rimane in alto. Una squadra non dipende mai da uno o due. Vero che sono partiti campioni – altrimenti non li avrebbero acquistati grandi squadre – ma ne sono arrivati di altrettanti forti. Certo, sono giovani, hanno bisogno di crescere, ma sono convinto che ci daranno una grossa mano”.
Tanti giovani sono arrivati, Manolas è rimasto saldo al suo posto, pronto a dispensare consigli, senza però sentire la pressione del leader: “L’unica responsabilità che sento è di aiutare la Roma a vincere. Non mi sento leader, non sono il capitano. Non conta il fatto che sia qui da anni. Tutti siamo uguali nello spogliatoio. Ora sono venuti giocatori giovani e forti, che hanno bisogno del nostro aiuto. Io ci sono. Ma l’unica cosa che posso promettere è di dare tutto.
Se la Roma ha una mentalità vincente? Io sono qui da cinque anni e non ho ancora vinto niente. In passato invece avevo vinto sia all’Aek che all’Olympiakos. Questa squadra ha bisogno di vincere. Certo, la Juventus è sempre stata la più forte, ed anche quest’anno lo è. E’ difficile vincere lo scudetto, la verità è questa. Loro ogni anno prendono giocatori super e migliorano perché vogliono vincere anche la Champions. Però l’anno scorso, sbagliando solo una partita, a Liverpool, siamo arrivati ad un passo dalla Coppa più importante. Perciò niente è impossibile. Io sono convinto che pian piano la mentalità vincente si possa costruire”.
Al momento però, con una Juve così forte, è difficile ipotizzare una vittoria del campionato: “La Juve ha tre formazioni, tutte fortissime – Continua Manolas - In panchina ha Bernardeschi, Douglas Costa, Dybala, Cuadrado, Benatia, Barzagli, Rugani. La Roma però deve restare tra quelle che mettono pressione restando attaccate fino alla fine, come abbiamo sempre fatto negli ultimi anni. Dietro i bianconeri, ci sono Roma, Inter, Milan e Napoli. Alla pari. E non vedo l’ora d’incontrare Ronaldo e tutti loro, perché a me piacciono le sfide.
Parla ormai da leader Manolas. E pensare che in estate era ad un passo dal trasferimento in Russia, direzione Zenit. Trasferimento saltato a causa dei... rubli: “Ho visto che tutto era in rubli, ho chiesto di cambiare e loro mi hanno risposto di no. Allora ho detto: “Guardate, se me ne vado, poi anche se fate come dico, non torno più”. Mi hanno confermato il no. Poi giorni dopo mi hanno richiamato, ma io non sono tornato. Era destino.
La clausola rescissoria del mio contratto? Non sono mai stato contattato per alzarla o toglierla. Io ho ancora 4 anni di contratto. Comunque per me la clausola non è così bassa… Adesso il calcio è andato fuori dal normale, perciò se la Roma la considera non adeguata, mi può chiamare per discutere.
Rimanere sempre alla Roma? Be’, se arrivasse una squadra come il Real o il Barcellona, a parte Totti che rifiutò, non c’è nessuno che non ci penserebbe. Poi bisognerebbe valutare le condizioni, perché non è facile per nessuno lasciare la Roma, ve l’assicuro”. Ha concluso Manolas.
L’intervista completa sulla Gazzetta dello Sport in edicola oggi.