Quando da bambini si inizia a tirare i primi calci al pallone sognare risulta così facile: alzi la mano chi non ha mai desiderato almeno per un attimo di diventare calciatore ed indossare un giorno la maglia azzurra. Poi, crescendo, c'è chi realizza di non avere le qualità per sognare davvero in grande e chi, tra sudore e mille sacrifici, passo dopo passo inizia a costruirsi la propria carriera ed a far sì che quell'obiettivo diventi sempre più reale ed a portata di mano. E allora sì che si inizia a fantasticare: eccola lì, quella maglia Azzurra sinonimo di orgoglio nazionale, dal profumo di storia calcistica e non solo. Ma quando la tua patria sembra averti dimenticato solo perché il destino ha voluto che la tua carriera si sia evoluta lontano dal bel paese, subentra un sentimento di delusione, quasi di sconforto: chiedere a Vito Mannone.
Vito è un ragazzo come tanti, che grazie alla propria perseveranza ed al proprio lavoro è riuscito a diventare grande tra i pali con la maglia del Sunderland, dopo essere cresciuto nell'Arsenal. Carattere gentile, umile per natura: il classico bravo ragazzo anzi, un gigante buono, visto il metro e novanta di altezza. Diventato uno dei migliori portieri della Premier League per numero di parate davanti a mostri sacri come Cech e Courtois, nonché eletto addirittura giocatore dell’anno del Sunderland due stagioni fa, non riesce a darsi pace. Il motivo? Si sente dimenticato o meglio, ignorato dal paese che l’ha visto nascere e crescere.
È triste che uno dei migliori talenti italiani nel ruolo di portiere venga relegato nel dimenticatoio dalla propria patria, quasi non fosse italiano, come se accettare un’offerta dall’estero in un momento di difficoltà fosse stata una colpa e non un merito. Mai una chiamata né una manifestazione di stima da parte della Nazionale, figuriamoci anche solo uno stage. Sì, perché Vito scelse di sposare la causa dell’Arsenal a 17 anni quando l’Atalanta, squadra in cui militava, aveva individuato qualcun altro come “numero 1” su cui puntare per il futuro. E allora, quando si presentò l’Arsenal, carpe diem… Soprattutto vista la situazione familiare non proprio priva di stenti, dove a provvedere al giovane Vito era mamma Elisa, in particolare dopo la scomparsa del padre avvenuta qualche tempo prima. Ma la parola “mollare” non ha assolutamente mai fatto parte del dizionario di Mannone anzi, sa che l’unico modo per far ricredere chi si è dimenticato di lui è continuare a fare bene, parata dopo parata, con la maglia del Sunderland.
Ora l’obiettivo primario dei ‘Black Cats’ è la salvezza, che dopo la vittoria nel weekend contro il Chelsea, in cui tra l’altro è stato uno dei protagonisti assoluti, sembra essere davvero più vicina: già mercoledì, in caso di vittoria contro l’Everton, potrebbe diventare matematica. Di certo, non è assolutamente da scartare l’ipotesi che Conte, dopo aver visto Sunderland - Chelsea, abbia magari cambiato idea, appuntandosi il nome dell’italiano. Vito, dal canto suo, continua a crederci per far sì che il sogno tanto agognato fin da bambino di indossare la maglia azzurra, ora che ha 28 anni, possa diventare finalmente realtà: “Continuo a sognare! Non si sa mai…”, è il suo grido di battaglia. E allora chissà che il giusto premio per una carriera condita da impegno, abnegazione e perseveranza possa essere una chiamata ad Euro2016… Mannone ne è certo: coronerebbe il proprio sogno, ritornando ad essere bambino per un attimo.
Alberto Trovamala