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Data: 26/07/2018 -

Mancini: "Ora torniamo a farci rispettare. Ronaldo una benedizione per la Serie A"

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A pochi giorni dall'inizio della nuova stagione è tornato a parlare anche Roberto Mancini. Il ct della Nazionale italiana lo ha fatto a La Gazzetta dello Sport parlando inizialmente del suo percorso: "La Nazionale resta un punto di arrivo per qualunque allenatore. Così come lo è indossare la maglia azzurra per i giocatori. Abbiamo iniziato un percorso: speriamo di riportare l’Italia tra le protagoniste del calcio internazionale. L'amichevole con la Francia persa per 3-1? Loro si stavano preparando per la Russia: erano al top anche della forma fisica, noi all’anno zero. Eppure le distanze non furono abissali. Dobbiamo ripartire da gare così, la Nazionale dovrà qualificarsi sempre perché poi dentro sappiamo farci rispettare".

Mancini ha poi risposto a delle domande riguardo l'approdo di Cristiano Ronaldo in Serie A: "Dai campioni s’impara sempre e i nostri giovani, che sono già nel giro della Nazionale, possono solo migliorarsi avendo la possibilità di affrontarlo. Insomma, uno come lui è una benedizione per la A. Juve favorita? Nel calcio solo il campione non basta. Roma, Napoli e Inter possono lottare per lo scudetto, per la Juve non sarà una passeggiata".

Poi su Bonucci, Caldara e Balotelli: "Bonucci è un giocatore straordinario e di esperienza. Per l’Italia è un punto fermo, dove sia meglio continuare la carriera è affare suo. Caldara? I giovani devono giocare con continuità. Balotelli invece ha grandissime potenzialità, può essere decisivo come nel 2012 quando portò l’Italia in finale all’Europeo. È un attaccante centrale completo: ha forza fisica, tecnica, tiro e colpo di testa. E' cresciuto: ha 28 anni".

Su Pirlo vice allenatore: "Andrea vuole fare l’allenatore, quindi la strada da fare è questa. Sarebbe un giusto inizio. Poi uno con le sue qualità mi servirebbe anche in campo (ride, ndr)".

Sul Mondiale russo: "Le sudamericane fuori dalle prime? Non è una sorpresa, in Europa il calcio è ai massimi livelli specie perché si gioca di squadra. Il concetto di squadra supera il gap che si può avere quando non hai un fenomeno in gruppo. La lezione del Mondiale è questa: Messi, Neymar, Ronaldo da soli non bastano".

L'intervista integrale su La Gazzetta dello Sport



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