Nel Manchester City che ha vinto tutto in patria c'è anche lo zampino di Raheem Sterling. 51 presenze, 25 gol e 18 assist. Questo il bottino di una stagione entusiasmante, alla quale è mancata solo la ciliegina europea. Intoccabile per Guardiola, il suo maestro oltre che allenatore: "Ogni volta mi chiede sempre di più - ha raccontato l'attaccante inglese in una lunga intervista alla rivista GQ - per esempio ogni anno chiede una nuova ala. Non vuole farmi sentire a mio agio, ti fa venire voglia di dimostrargli sempre qualcosa di nuovo quando scendi in campo. E' esigente, ma un uomo buono".
E', soprattutto, l'allenatore del City, che si appresta ad iniziare una nuova stagione dopo aver vinto la Premier dei record (la seconda consecutiva): "Amici nello spogliatoio? Sinceramente di amici stretti penso di averne tre o quattro, non di più - ha confessato Sterling - non sono solito restare in contatto con loro durante le vacanze o cose del genere. E' difficile stringere forti amicizie in un contesto così, mi piace stare di più con i ragazzi normali. Non sopporto l'ego. Non tutti i calciatori lo hanno, ma tutti hanno il loro momento da diva".
Sincero, impeccabile. La vita, d'altronde, lo ha segnato fin da bambino, fin da quando il padre venne ucciso a colpi d'arma da fuoco quando Raheem aveva solo due anni: "E' difficile superare certe situazioni, ma tutto accade per una ragione - ha concluso - ora cerco di dare ai miei due figli l'amore paterno che io non ho potuto ricevere. Penso che questo mi abbia aiutato a sentirmi meglio. Quando ci trasferimmo fu difficile stare qui, la scuola era diversa, ma quando ero in Giamaica c'era tolleranza zero. Si usavano le cinture".