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Data: 02/12/2023 -

Cosa rischia il Manchester City: le differenze con il “caso Everton” e le possibili sanzioni

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115 violazioni del Fair Play Finanziario della Premier League: il caso del Manchester City, dopo la penalizzazione dell'Everton, è tornato sotto i riflettori
115 violazioni del Fair Play Finanziario della Premier League: il caso del Manchester City, dopo la penalizzazione dell'Everton, è tornato sotto i riflettori

115 violazioni del Fair Play Finanziario nel giro di 14 stagioni. La vicenda del Manchester City, resa nota nello scorso gennaio dalla Premier League, negli ultimi mesi era passata sotto traccia. Fino a quando l’Everton non si è ritrovato al penultimo posto per una penalizzazione di dieci punti. I tifosi in rivolta, soprattutto quelli dei Toffees ma un po’ di tutte le squadre, hanno trovato il nemico comune: “All’Everton la penalizzazione, perché al City ancora niente?.

 

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Credit: Andrea Rosito

Caso Everton, le proteste e le differenze

L’ultima giornata di Premier League è stata teatro di grandi proteste. Durante Manchester City-Liverpool, sopra l’Etihad, è passato un aereo con scritto “Premier League=Corrupt”. Poi la manifestazione dei tifosi dell’Everton fuori da Goodison Park prima della partita contro lo United. Che è sfociata nella coreografia dentro lo stadio, formata da migliaia di cartellini con il logo della Premier e la scritta Corrupt.

 

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Ma i due casi non possono essere più opposti. Partendo dall’Everton. Il club era stato accusato di una violazione delle regole sul profitto e sulla sostenibilità. Illecito per il quale si è sostanzialmente incolpato consegnando le prove alla Premier League per cercare di trovare un patteggiamento. Accordo tra le parti che però non è stato raggiunto e ha portato alla penalizzazione. L’Everton, in un comunicato, si è detto “scioccato e deluso” dalla decisione affermando di “aspettare le sentenze per gli altri casi simili”, con un chiaro riferimento a quello del City. Ma di simile tra i due c’è poco: la decisione sui Toffeees è arrivata così velocemente perché hanno fornito subito tutte le prove e perché il caso era molto meno complesso rispetto a quello dei Citizens.

Le "date" della sentenza

Infatti la Premier League, prima dell’accusa ufficiale del gennaio 2023, aveva portato avanti ben cinque anni di indagini sul City. Sono risaliti a tutti i rendiconti di tutte le ultime stagioni a partire dalla 2008/2009, quando il club è passato alla proprietà araba. 115 illeciti, tra cui gli accordi di sponsorizzazione “gonfiati”, la più grave nel contesto. In tutto ciò, la Premier League ha accusato il club di non aver collaborato con le indagini, andando a rallentare tutto il procedimento. Le migliaia di proteste hanno portato la commissione indipendente che si sta occupando del caso ad accelerare un minimo i tempi, che rimangono comunque molto estesi. Nel rapporto pubblicato il 30 novembre, è stato annunciato che la Premier League e il Manchester City hanno concordato l’inizio del processo per l’autunno del 2024, con la sentenza che non arriverà prima dell’estate dell’anno successivo.

 

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Caso complesso perché le 115 accuse sono tutte slegate tra loro e vanno affrontate a una a una. E la commissione indipendente non riuscirà a esaminarle fino alla primavera del 2024, periodo ipotetico in cui la battitura delle argomentazioni giuridiche complesse sarà terminata e tutti i testimoni saranno già ascoltati (in questi giorni sono iniziati i colloqui). Nel rapporto, la commissione indipendente però specifica che potrebbero esserci ulteriori ritardi.

Cosa rischia il City

Quindi si aspetterà fino al 2025 per una decisione definitiva. Parlare ora di possibili pene è molto difficile. Ma stando ai regolamenti finanziari della Premier League, sono diverse le sanzioni che potrebbero ricevere. Dalla multa pecuniaria fino alla penalizzazione in classifica e a quelle più pesanti come la revoca dei titoli o l’espulsione dalla Premier League.

Nel frattempo, le proteste in Inghilterra non accennano a fermarsi, anzi. Il nemico comune è stato trovato, e rimarrà tale almeno fino all’estate del 2025.



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