Due magie (e mezza), Genoa Ko e Napoli di nuovo lassù, a guardare tutti dall'alto. Eccola la serata speciale firmata Dries Martens, stella più luminosa della notte del Ferraris. Destro imparabile dai venticinque metri per il gol dell'Unione a uno, aggancio pazzesco e pallone sotto alla traversa per il vantaggio. Suo lo zampino anche nel gol decisivo del tre a due finale, con Zukanovic costretto alla scivolata e all’autogol sotto alla Sud. Undicesima rete della stagione, nono centro in campionato per l’attaccante belga. Gli altri due, divisi equamente tra Champion e Preliminare.
Trentesimo nel 2017, settantanovesimo con la maglia del Napoli. Numeri pazzeschi, per un giocatore che lo è altrettanto. Sempre pronto a fare impazzire le difese avversarie e i propri tifosi: tantissimi quelli presenti a colorare d'azzurro lo stadio di Genova, e che stasera lo hanno visto trascinare il Napoli di nuovo alla vittoria, rispondendo a ventiquattr'ore di distanza all'Inter con lo stesso risultato. Per Dries, nella notte magica di Marassi, sfatato anche il personalissimo tabù chiamato Grifone: da oggi, infatti, l'unica squadra a non essere ancora stata colpita dalle sue magie nei suoi quattro anni italiani è rimasto soltanto il Milan.
Giù il cappello, complimenti che si sprecano: applausi che continuano. Dal San Paolo a Marassi, una standing ovation continua per uno dei giocatori più talentuosi del nostro campionato. "Parliamo di un grande giocatore, fa cose incredibili” le parole di Ronaldinho. L'indirizzo? Quel 'Fenomeno’ col quattordici sulle spalle, insieme a Messi e Cristiano Ronaldo, per citarne due a caso, tra i 30 maestri del pallone candidati per il Pallone d’Oro 2017. "Nomination inaspettata. Anche se per quello che ho fatto nella scorsa stagione, sento di meritarla" le parole dell'attaccante. Sorriso stampato sempre in faccia e numeri da campione. Tecnica, cinismo e un pizzico di magia. Ingredienti semplici di una ricetta perfetta. Quella di Dries Mertens, esterno trasformatosi prima punta letale. Macchina da gol inarrestabile, capace di segnare in ogni modo.
Anche alla Maradona. Guardare per credere, nastro che si riavvolge: minuto 59’ di un Lazio-Napoli qualsiasi, pallonetto a giro a due passi dalla linea del fallo laterale e… chapeau! “Ma io sono Dries e voglio restare con i piedi per terra ed aiutare la squadra". Nessun paragone, dunque. Vietato chiamarlo Diego. Anche se sono in molti a rivedere nel folletto belga le movenze dell’argentino. Ad unirli, anche e soprattutto, l’amore viscerale per Napoli. "Città della quale mi piace tutto: il mare, il caffè. Viverla e conoscerne la gente". E che ora sogna lo scudetto, quello che (quasi) nessuno, però, si azzarda a nominare. “Vincere lo scudetto quest'anno o mai più? No, però sono passati 30 anni dall'ultimo... Ci proveremo fino alla fine. Vincere qui sarebbe tutta un'altra cosa, perché Napoli è speciale". Come il suo attaccante col numero quattordici sulle spalle, protagonista della notte azzurra del Ferraris.