Difficili da pronunciare, impossibili da dimenticare. Razakanantenaina, Rakotoharimalala, Andrianarimanana: l’elenco potrebbe proseguire a lungo. Nomi complicatissimi, calciatori sconosciuti a cui ci si aggrappa per provare a scrivere l’ennesimo capitolo di una favola incredibile. Il Madagascar un miracolo lo aveva già compiuto lo scorso 18 ottobre qualificandosi alla Coppa d’Africa, la prima della sua storia. Adesso all’orizzonte ci sono i quarti di finale con la Tunisia e l’asticella inevitabilmente si sposta verso l’alto.
I favoriti stanno dall’altra parte, certo, ma nessuno sull’isola dei lemuri ha alcuna intenzione di svegliarsi dal sogno e, senza pressioni con cui fare i conti, persino l’Olimpo appare improvvisamente meno arduo da scalare. Matricola terribile è appellativo banale e ridondante per una squadra capace di soffiare alla Nigeria il primo posto nel girone B della competizione. Un 2-0 secco, grazie alle reti di Nominjahari e Andriamatsinoro, per accedere agli ottavi ed entrare tra le migliori sedici del Continente.
“Sapevamo che sarebbe stata una partita complicata volevamo un punto per assicurarci la seconda posizione nel gruppo. Nel corso del match, però, abbiamo acquisito fiducia e credo che la vittoria alla fine sia stata meritata”. Parola di Jerome Mombris, difensore del Grenoble, serie B francese. Lui come tanti altri in inverno gioca nelle divisioni minori del campionato transalpino. E’ l’ultimo retaggio di un passato coloniale terminato soltanto nel 1960, con l’ottenimento dell’indipendenza e l’affrancamento definitivo dalla madrepatria.
Poi è stata la volta della Repubblica Democratica del Congo: gli Scorpioni sono andati due volte in vantaggio e in altrettante circostanze si sono fatti rimontare, l’ultima al 90’. Il doppio colpo, complice l’inesperienza avrebbe potuto essere fatale e mettere la parola fine sull’avventura. Nient’affatto, perché il Madagascar ha dimostrato abbondante personalità e la capacità, rara, di fare quadrato nei momenti difficili. Ai supplementari Morel salva sulla linea, Bakambu spreca da pochi passi e congela le speranze dei suoi, che ai rigori vanno definitivamente in frantumi. La disperazione congolese contrasta con la gioia malgascia, che domani potrebbe raggiungere picchi inesplorati.
Dietro le quinte, l’opera paziente di Nicolas Dupuis, allenatore francese, diviso tra la nazionale africana e il Fleury, squadra dilettantistica francese che, a stagione in corso, è stato chiamato a condurre verso la salvezza. Manco a dirlo, missione compiuta. “La situazione era disperata. A dicembre mi ha contattato il presidente in quanto sua moglie è malgascia, proponendomi la panchina. La federazione non mi pagava da diversi mesi, così ho accettato. Nonostante ciò, la mia priorità è sempre rimasta la Selezione del Madagascar. Ora ho due progetti e vorrei proseguirli entrambi”. Un occhio ai risultati e poche difficoltà a credergli sulla parola.
Con lui, in squadra, c’è Romario Baggio Rakotoarisoa: nome importante, quasi da predestinato, con cui confrontarsi quotidianamente. I fasti di quei fenomeni rimangono distanti anni luce: non se ne cura e tira dritto per la sua strada. Gioca in patria, ha 23 anni e, fascia al braccio, tra le file dei Fosa Juniors, è diventato di recente campione nazionale: “Sono stati i miei genitori a chiamarmi così, anche se francamente non ne conosco il motivo”. Ingenuità al potere e una voglia matta di continuare a stupire: soprattutto così si realizzano i sogni.
A cura di Nanni Sofia