Era il 5 aprile del 2009, il Manchester United ospitava l’Aston Villa e al 58’ si trova sotto 2-1. Sir Alex Ferguson guarda la panchina e decide di lanciare un giovane italiano cresciuto nelle giovanili dei Red Devils: Federico Macheda. Entrato al 61’, al 93’ segna un gol tanto bello quanto importante: è quello del 3-2.
Sapeva dalla sera prima che avrebbe fatto il suo esordio e parlando con gli amici di Roma confidò: “Domani entro e faccio esplodere l’Old Trafford”, racconta Macheda al Daily Mail. Poi continua: “Fu incredibile. Entro subito in partita e poi è successo qualcosa di magico. Fu meglio di come immaginassi”.
Da quel momento i fari si puntano sull'attaccante italiano, che però - ammette - sbaglia qualcosa: “Ero in una squadra incredibile, avrei dovuto fare di più. Quando non giochi devi lottare e io invece cercavo scuse. Ho avuto la reazione sbagliata e ho lavorato meno di quanto avrei potuto fare”.
Lo United allora decide di mandarlo in prestito in Italia, alla Sampdoria: “Quei sei mesi hanno rovinato la mia carriera perché hanno cercato di uccidermi come calciatore. Ho iniziato a dubitare un po' di me stesso - racconta - Pensavano che, visto che ero del Manchester United, li avrei salvati, ma non ero pronto. Ero ancora un ragazzo giovane”.
Poi dopo un lungo girovagare ecco l’approdo al Panathinaikos: “È la squadra giusta”, spiega Macheda. E con i greci torna a segnare con continuità: 30 gol in 80 partite e la certezza di essere diventato protagonista, ma: “Potessi tornare indietro non cambierei nulla” anche se allo United “non è andata come speravo, ma ho imparato molto”.