"Chistu è picciriddu!", esclamò Franco Marchione. La leggenda narra così. Narra che quando lo storico tuttofare del Palermo andò a prendere Paulo Dybala all'aeroporto, insieme al team manager Alessio Cracolici, ne rimase sorpreso. Sembrava un ragazzino, davvero. Zainetto in spalla e volto da bambino, di quelli che in Italia possono arrivare al massimo per un mese di vacanze. Non certo, per giocare a calcio. Un ragazzino catapultato da un altro mondo, di quelli che "adesso lo portiamo a prendere un gelato". Il Palermo era in ritiro a Malles, per la squadra un giorno di libertà. Per i dirigenti no. Dall'aeroporto dritti a Vergiate, da Zamparini. "Presidente, ecco Dybala"... e lui: "ma questo è un bambino, non è Paulo!". E invece sì, anche se il presidente stentava a crederci. Perché la cifra altissima sborsata per Dybala strideva con quel ragazzino con lo zainetto che aveva davanti. A Palermo arrivò picciriddu, se ne è andato da uomo.
Chi lo conosce bene, lo ha seguito, gli è stato vicino non ha dubbi. Paulo cresciuto ed esploso in una città che ha amato e che lo ha amato (i fischi un anno fa, al ritorno con la maglia della Juventus, ne sono soltanto la rumorosa riprova). Arrivato ragazzino ed andato via uomo, dicevamo. Cresciuto con la passione della Lego e l’amore per la cucina siciliana. Quella sì che gli manca tantissimo. Il risotto ai frutti di mare di Mondella il suo piatto preferito, ne parla con gli amici palermitani ad ogni occasione. Come di quei mate in spiaggia con Franco Vazquez e le due famiglie. Amava stare in casa, uscire poco. Godersi Palermo ed il Palermo, città e squadra che gli hanno dato talmente tanto da aver lasciato il segno. Quando el Mudo venne convocato da Conte nell’Italia, colse l’occasione per tornare al Barbera. Quello stadio, quella città, quella gente gli mancavano troppo. Domani ritornerà, ancora con la maglia della Juventus. E’ un uomo, ma per Palermo sarà sempre picciriddu. Anzi, u picciriddu. Quel ragazzino che ora si chiede se anche domani la sua gente lo fischierà. Un amico gli sussurra di no, lui in fondo ci spera. Paulo Dybala torna a Palermo, senza zainetto ma con lo stesso volto. Volto umile, da campione.