Se cercate il suo nome su Internet troverete poco o nulla. O meglio, di risultati ne usciranno molti ma nessuno vi rimanderà a lui. Già, perché nel mondo del calcio di Luis Suarez ce ne sono tanti, troppo più grandi e noti del c.t. della Costa Rica. Omonimia pesante, ma ci torneremo. Oggi però si è preso la scena, trionfando con la sua nazionale dopo aver preso sette schiaffi dalla Spagna all’esordio. Nella partita dell' Ahmad Bin Ali ha dato una lezione al Giappone, vincendola grazie al primo tiro nello specchio, per giunta di un difensore - Keysher Fuller - a 10’ dalla fine. Eroe per un giorno.
Chi è Luis Suarez, allenatore da Mondiale
La maglia indossata durante la festa per la qualificazione al Mondiale descrive al meglio la sua filosofia, oltre che il suo modo di vivere il calcio. “Pura vida en Qatar 2022”. Per Suarez allenare è questo, adrenalina allo stato puro. La Coppa del Mondo però non è una novità: era stato lui infatti l’allenatore dell’Ecuador dei miracoli arrivato fino agli ottavi nel 2006 ed era sempre lui l'uomo alla guida dell’Honduras nel 2014, ultimo con zero punti in un girone con Francia, Svizzera e Ecuador. È il c.t del Costa Rica da poco più di un anno. Era disoccupato da due anni, poi a sorpresa è squillato il telefono. “Vorremmo affidarle la panchina, ha un solo compito: ci porti al Mondiale”. Missione compiuta, affidata all’uomo giusto.
Gli altri Luis Suarez, da un Pallone d'Oro al Pistolero
Chi è nato tra gli anni 60’ e 80’ il primo Luis Suarez a cui penserà è Luisito, centrocampista tutto lampi e geometrie della grande Inter di Helenio Herrera, nonché unico spagnolo a vincere il Pallone d’oro (1960). Era un 10 atipico per quei tempi, lo chiamavano “El arquitecto”. Soprannome che rende l’idea e lo descrive a pieno. Facendo invece un salto nel presente, il Luis Suarez che viene in mente è il Pistolero, ex centravanti di Liverpool, Barcellona e Atlético Madrid, oggi in Qatar con l’Uruguay. Non ha bisogno di presentazioni. È alla ricerca del gol numero 350 in carriera, chissà che non arrivi già domani contro il Portogallo. Guiderà l'attacco della celeste per la quarta volta consecutiva in un Mondiale. Simbolo.
Poi ce ne è un altro, meno noto, anche lui attaccante. Da quest’anno gioca nel Marsiglia di Tudor, dopo una vita in Spagna tra Gymnastic Tarragona, Saragozza e Granada. Curiosità: in comune con il c.t. della Costa Rica ha il fatto di essere nato anche lui in Colombia. L’attaccante a Santa Marta, a due passi dal Mar Caraibico, l’allenatore a Medellín. Altri mondi. Poi le strade del pallone li hanno portati ancora più lontani.
Se oggi a San Josè esultano, saltando di gioia nelle piazze, il merito è soprattutto suo. Del Luis Suarez, meno famoso del mondo, che oggi dal Qatar ha lanciato un segnale arrivato forte e chiaro. “Guai a sottovalutarci, ora con la Germania daremo tutto”. Difficile certo, ma per una settimana da quelle parti avranno licenza di sognare quello che sarebbe un risultato storico. Nel 2014 in realtà guidati da Keylor Navas, Campbell e Bryan Ruiz si erano spinti addirittura fino ai quarti di finale, superando l’Italia con un “cabezazo del capitán que batió a Buffon”. In Costa Rica ancora ne parlano. Era anche l'ultimo successo, prima di oggi, della nazionale in un Mondiale: 3082 giorni fa.
in Russia invece sono arrivati ultimi nel girone, perdendo sia con la Serbia che con il Brasile. Suarez è l’uomo che è scelto per invertire la tendenza. Dopo un inizio di Mondiale da brividi - sette gol presi dalla Spagna e peggior sconfitta di sempre - ha saputo raddrizzare il timone e riprendere la rotta. Si naviga a vista, il prossimo scoglio si chiama Germania. Gli uomini a cui affidarsi sono gli stessi di sempre, quello che farà la differenza saranno le motivazioni. Da oggi, magari, cercandolo su google, qualcosa in più uscirà. Ma in tal caso non glielo dite, non gli importerebbe. Lui sta già pensando alla Germania. Per lui è “Pura Vida”.