E pensare che al posto degli scarpini c'erano i pattini: "Era pure bravo!". Un 12enne col vizio del "roller hockey". Cronache di un talento... in pista. Perché invece del pallone c'era il "puck" e le tipologie di gol non erano tradizionali. Dischetto di gomma, caschetto e bastone d'ordinanza: rete. André Silva segnava a raffica anche lì, ma una volta tolte le protezioni scattava subito il calcetto con gli amici. Tocchi di fino, di suola, di genio. Giochi di classe che infine, come spesso accade, lo convinsero ad abbandonare l'hockey e a "convertirsi" al dio pallone. Istinto? Intuizione, piuttosto. Perché oggi, a 21 anni, André Silva è diventato un "nove" e segna pure senza i pattini. Cambiamenti vincenti. Anche record: è stato il più giovane calciatore portoghese a segnare tre gol in una sola partita con la nazionale maggiore. Tripletta alle Far Oer in 25' e Fernando Santos a bocca aperta: "Lo monitoriamo con molta attenzione". Come il nuovo Milan, ambizioso e lungimirante, che l'ha portato a casa grazie a un blitz a Milanello (leggi i dettagli dell'accordo): 38 milioni al Porto e 5 anni di contratto, oggi le visite mediche (decisivo l'incontro a Cardiff tra Fassone, Mirabelli e Mendes, suo agente). That's all. Con un "calcio" ai pattini e un "bem-vindo" alla Serie A. Discovery "Andreino".
IL "FINTO" 10 PAGATO 1000 EURO
Insomma, chi è André Silva?
In primis una punta. Un finalizzatore d'area, parlano i numeri dell'ultima stagione: 21 gol in 44 gare alla sua prima annata da titolare con Nuno Espirito Santo, già entusiasta: "Segna in tutti i modi, è un giovane di grande qualità". Uno squillo anche alla Roma nei preliminari di Champions e ben 7 reti in 8 partite col Portogallo di Fernando Santos. Piace a tutti. Soprattutto perché fa reparto da solo e la butta dentro, ma è bravo anche nel gioco di prima per chi si inserisce. Sponde, assist. Chiedete a CR7, che l'aveva consigliato anche a Florentino Perez. Un tuttofare dell'attacco che a 16 anni giocava... a hockey? Quello prima, l'abbiamo detto, ma c'è anche altro, perché la storia di André Silva è un susseguirsi di sliding doors più o meno emblematiche: inizialmente giocava a centrocampo come un "10" nelle giovanili del Salgueiros, lo chiamavano Deco perché anche lui, prima di trasferirsi al Porto, aveva giocato lì. E inoltre trattava il pallone come un trequartista elegante e di personalità. Poi il cambiamento: "Tu farai l'attaccante". Da dieci a nove. Da Deco a... Pauleta, che tra l'altro ne ha parlato così: "Ha una qualità enorme. Gli piace lavorare sodo e ha grande fame di gol”. Risultati ottimi. L'unica "contraddizione" è che gioca sempre col 10, forse per quei retaggi culturali da fantasista che ancora si porta dietro (e si vede). Merito dei campetti del Salgueiros, dove uno dei suoi primi allenatori - Alexandre Silva - doveva trascinarlo dentro gli spogliatoi per farlo smettere di allenarsi: "Voleva sempre migliorarsi, era ossessionato. Spesso dovevo andare da lui e dirgli di andarsi a fare la doccia". Stupiti dalla devozione: "Gli dicevo di non esagerare, tant'è che ora non sono sorpreso dal suo rendimento". Bravissimo a scuola, ragazzo da 10 in condotta e 8 in tutte le materie. Poi arriva il Porto, André Silva fa 2 gol contro i pari età e inizia il suo percorso, quello che oggi l'ha portato al Milan. Ultima curiosità: il Porto lo pagò appena 1000 euro, oggi lo vende per 38. Intuizioni, sliding doors e... plusvalenze.