Lotito, 15 anni di Lazio in 15 frasi
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Data: 19/07/2019 -

Lotito, 15 anni di Lazio in 15 frasi

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Lotito e il mercato   

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Mi chiamavano "Lotirchio" perché prendevo i giocatori a parametro zero, poi ho inventato il prestito con diritto di riscatto, la cessione del marchio e ora fanno tutti così, perché i soldi non ci sono più e forse non c'erano mai stati e i lifting finanziari non si possono più fare”.  

Ottenere risultati sportivi mettendo al primo posto l’equilibrio di bilancio, è sempre stato questo l’obiettivo del presidente biancoceleste: “Più spendi, più vinci è un assioma ormai obsoleto: ritengo che l'allestimento di una squadra debba rispondere a requisiti che prescindano dall'aspetto economico. Un campione deve avere potenzialità tecnico-fisica, valori morali e compatibilità economico-finanziaria con le possibilità del club”. 

“Pagare moneta, vedere cammello”, con Lotito non si scappa. La frase must del presidente biancoceleste è diventata un manifesto della sua politica di mercato. Trattative estenuanti e ore di colloqui sono all’odine del giorno per chi arriva nella sua roccaforte di Villa San Sebastiano per trattare. D’altronde: “Lotito non vende sogni, ma solide realtà. Come dice quello”.  

 

Lotito e la religione 

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Come ‘l’imponderabilità’ di una partita di calcio, tutto secondo Claudio Lotito è già scritto, anche la sua ascesa a presidente della Lazio: “Secondo la mia formazione cristiana ritengo che anche in questa scelta ci sia un disegno che va interpretato in chiave escatologica: per ogni situazione esiste Dio che vede e provvede”

La prima cosa che ha fatto da presidente biancoceleste? “Quando ho preso la Lazio ho fatto come Gesù Cristo: ho cacciato i mercanti dal tempio”. Anche i colori sociali devono aver influito sulla sua scelta: “La Lazio ha i colori delle Olimpiadi, e per me che sono cattolico anche quelli della Madonna”. 

Se lo svizzero dovesse pentirsi, io, da cattolico, sono pronto al perdono, ma il ravvedimento dev’essere autentico”, ha detto una volta riferito a Valon Behrami. Probabilmente gli sarà sfuggito qualche latinismo come successo con Mudingayi, che al primo colloquio con il presidente biancoceleste ha rivelato in seguito di averci capito poco. Non è raro in effetti sentire Lotito parlare in latino: “C'era un certo scetticismo, poi però tanti si sono voluti cimentare. Lo stesso Santo Padre ha voluto reintrodurre la Messa in latino... No, non voglio dire quello, non è che mi ha ascoltato. Semplicemente, il Papa ha sottolineato l'importanza del latino”. 

Lotito e le citazioni 

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Ama Manzoni ma a volte si trasforma in Pascoli, anche se avrebbe dovuto fare Machiavelli. Il riferimento è alla situazione Bielsa, l’allenatore che ha provato a portare a Roma ‘pe fa' contenti i tifosi’: “Volevo fa' er fanciullino der Pascoli, il sognatore. Ma adesso me trasformo in Machiavelli”. La storia è ormai nota, Bielsa a Roma non è mai arrivato, ma ha avuto comunque modo di conoscere Lotito: "Lui è soprannominato El Loco, ma io so' ancora più matto”. 

La rivoluzione nel mondo del calcio il presidente della Lazio la inizierebbe dai libri: “Non nego che il latino e il greco possano essere utilizzati per stordire l’interlocutore, ma nel calcio ce so’ troppi analfabeti. Bisognerebbe procedere a una rivoluzione poetica nel mondo del calcio: scrivere, leggere, parlare: D’Annunzio, Manzoni, Pascoli. Ha presente la musicalità dannunziana della pioggia nel pineto?”. Lotito è protagonista ‘come De Coubertin’ da 15 anni alla presidenza della Lazio. E anche per lui ‘l’importante è partecipare per vincere”.  

 

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