Tinto d’azzurro, come il genio delle favole. Con l’impressione tutte le volte di poter trovare sempre la traiettoria giusta che decide la partita. Lorenzo Insigne è quel tocco d’estro, in un Napoli che gioca a memoria. Un calcio fatto d’organizzazione e movimenti sincronizzati, di tagli e inserimenti che lo hanno reso apprezzato in tutt’Europa. E’ allo scugnizzo col numero 24, però, che vengono concesse tutte le licenze del caso.
ANATOMIA Le critiche non gli sono mai state risparmiate. Su tutte, quella d’essere un giocatore prevedibile, monotono. Il solito movimento a rientrare, con cui si libera per calciare o pescare alla perfezione il movimento sull’altra fascia di José Callejon. Un’intesa splendida, quella dei due, che ha inciso moltissimo sulle doti realizzative dello spagnolo, sublimate dalle assistenze del compagno. Poi, gli è stato rinfacciato d’essere un calciatore fumoso, poco concreto. Ma con l’avvento di Maurizio Sarri sulla panchina del Napoli, ha riscoperto una continuità nelle reti che gli mancava dalla scoppiettante promozione del Pescara, di cinque anni fa. Come l’anno scorso, anche in questa stagione ha assicurato la doppia cifra in campionato, grazie alla doppietta siglata oggi. Rigore procurato e segnato, poi un insolito taglio premiato da Jorginho, su cui ha mostrato la freddezza dell’attaccante d’area di rigore. Infine, ne è stata contestata la costanza di rendimento, che nella prima parte dell’anno è mancata. E di cui la squadra ha patito l’assenza. Eppure, senza perdersi d’animo e con la fiducia dell’allenatore, s’è ritrovato.
COME PADRE E FIGLIO Contando anche la rete in Champions League, sono 11 gol e 10 assist: ancora due marcature e avrà migliorato lo score della scorsa stagione. Ringraziamenti a Sarri non li hai mai lesinati, Insigne. Ne ha sempre riconosciuto la capacità di aver saputo conoscere i giocatori, umanamente e tatticamente, e di aver trovato la combinazione migliore per l’esaltazione del gioco. Il rapporto tra i due va al di là delle dinamiche del campo, oltre il ritrovo quotidiano a Castelvolturno. E’ un legame fatto di acuti, perché in pochi come loro avvertono la responsabilità di rappresentare una delle piazze più passionali del paese. Lo screzio durante la partita con la Juventus aveva fatto rivivere ad Insigne un momento complesso della sua carriera di calciatore. Essere rinchiuso in una staffetta continua, in un’eterna alternanza con Mertens. Ma i due hanno sempre trovato il chiarimento con grande facilità e la fiducia reciproca è stata rinnovata.
PROFETA IN PATRIA E’ riuscito, nonostante periodi non necessariamente idilliaci, a farsi voler bene. A diventare un simbolo, per tanti giovani che sognano di seguirne le orme. Un napoletano che veste con onore la maglia della propria città, rispettato. E che, al di là di tutti i discorsi di carattere economico, non ha mai realmente considerato l’idea di lasciare Napoli. Perché non è mai soltanto una questione di soldi. Ma soprattutto di cuore, quello che dedica alla sua Jenny dopo ogni gol. Nel quale c’è anche l’azzurro della sua squadra.