In un sabato pomeriggio simbolico, il Liverpool batte per 2-0 il Burnley e resta a punteggio pieno (con zero gol subiti) dopo due giornate. Simbolico perché proprio la squadra di Sean Dyche aveva interrotto la storica striscia di 68 risultati utili consecutivi ad Anfield lo scorso 21 gennaio.
Mentre nel weekend lo stesso avversario sembra aver dato nuove certezze ad un Liverpool che ha sì sofferto, ma ritrovato una solidità difensiva che mancava da tempo.
È tornato Van Dijk
Quanto tempo? Praticamente quello che Virgil Van Dijk ha trascorso sulle tribune e in palestra nel tentativo di recuperare il prima possibile dalla rottura al legamento crociato del ginocchio destro avvenuta nella scorsa stagione. L’olandese ha anche saltato Euro 2020 (e si è visto…) per riprendersi al 100% e tornare a dominare nella difesa di Klopp.
Con lui non si perde. Non è un modo di dire, ma pure statistica, non c’è Burnley che tenga. Nelle 48 partite giocate da Van Dijk ad Anfield in Premier League con la maglia del Liverpool, i Reds non hanno mai trovato la sconfitta: 43 vittorie e 5 pareggi, numeri impressionanti.
Anche se gli ospiti sabato hanno messo spesso in difficoltà la difesa dei padroni di casa, va detto. Il Liverpool ha sofferto parecchio sui lanci lunghi, ma Alisson ha chiuso ogni possibilità, trovando la seconda porta involata consecutiva.
Dyche con la squadra “perfetta”, ma non basta
Al Burnley non è bastato arroccarsi sulla tradizione. Sul campo, schierando un 4-4-2 classico e cercando di sfruttare la forza fisica per portare a casa almeno un punto e idealmente, dato che i titolari avevano i numeri esattamente dall’1 all’11. Abbastanza raro di questi tempi, non succedeva dall’agosto 1998 (fu il Charlton in quel caso). Dyche si è addirittura superato schierando i giocatori nei ruoli tradizionali: il 9 e il 10 in attacco, il 4 e l’8 a centrocampo, il 7 e l’11 sulle fasce e così via.
Chissà se un perfezionista come Klopp ha notato il dettaglio, quel che è certo è che il tecnico tedesco non ha apprezzato il modo di giocare degli avversari. Contrasti ruvidi e pericolosi, a suo modo di vedere non sanzionati in modo adatto dall’arbitro Mike Dean: “Ok, l’indicazione è quella di lasciar giocare, ma nessuno sa esattamente cosa significhi. Sono d’accordo che le decisioni favoriscano la squadra che attacca, ma bisogna proteggere i giocatori. Se vuoi vedere quel tipo di cose, guardati il wrestling” ha sottolineato Klopp, “Comunque abbiamo combattuto duramente, giocando una buona partita. Abbiamo vinto e nessuno si è infortunato”.
Liverpool ritrovato, mina vagante in Premier (e non solo)?
L’allenatore è chiaramente ancora scosso dalla scorsa stagione, quando nel momento decisivo si è presentato davanti al Real Madrid con Phillips e Ozan Kabak in difesa, non proprio i titolari.
Ora però, Van Dijk e Matip sono recuperati, in attesa di Konaté, 22enne arrivato dal Lipsia che promette molto bene, ma deve ancora esordire in partite ufficiali. Senza dimenticare Alexander-Arnold, già veterano a soli 23 anni e protagonista con un grande assist nella sfida di sabato.
In attacco, Jota dà un opzione importante in più, mentre Salah e Mané rappresentano le certezze ritrovate. Mettiamoci anche Harvey Elliott, classe 2003 che ha impressionato all’esordio in Premier, e Keita finalmente sul pezzo a centrocampo e il Liverpool può tornare sui livelli ai quali ci ha abituato negli scorsi anni.
Quest’anno più che mai, con un grande Manchester City e un Chelsea potenziato da Lukaku, potrebbe essere difficile trionfare in Premier League, ma il segnale di Klopp è chiaro: i Reds possono far divertire ancora. In un campo da calcio e non nel wrestling, sia chiaro.