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Data: 14/11/2017 -

Liverani: "Che bravi Inzaghi e Simeone! Deluso dal Genoa, ora mi godo il Lecce"

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Come Inzaghi, dalle giovanili biancocelesti alla prima squadra, anche a Fabio, ai tempi del Genoa, fu concessa una “promozione” alla guida della prima squadra in A. “Non ero pronto? Più che altro, direi che ebbi troppo poco tempo - spiega Liverani -. Sicuramente, anche io ci misi del mio e ho avuto le mie responsabilità. Ma, in assoluto, non trovo corretto esonerare un allenatore dopo solo sei partite. Fortunatamente, adesso noto un’inversione di tendenza, almeno in Serie A: prima di prendere decisioni affrettate, i club aspettano una decina di giornate”. E’ stata, comunque, un’esperienza, per quanto breve, che l’allenatore porta nel suo bagaglio: “Quelle settimane in A con il Genoa mi hanno aiutato a crescere; ora ne sto raccogliendo i frutti”. Con lui, gode una piazza intera. A Lecce, da anni, non si vedeva una squadra così. Determinata, grintosa, unita, con un solo obiettivo comune: la promozione in Serie B. “Firmando il contratto, mi sono detto che voglio dare il massimo per i giallorossi. I miei ragazzi stanno migliorando, ogni partita noto differenze importanti rispetto a due, tre giornate prima. Ciò che mancava, probabilmente, erano l’organizzazione e la concentrazione giuste. Adesso le cose vanno meglio”. Il Lecce, in campo, riflette la personalità dell’ex centrocampista: proprio come vorrebbe lui. Grinta e carattere a parte, però, i giallorossi sono cresciuti tanto anche sul piano tattico. Dopo anni di moduli e schemi utilizzati per esaltare gli esterni, infatti, l’arrivo di Liverani in panchina ha segnato un punto di svolta per il Lecce: 4-3-1-2. “In Serie A, ho giocato con quel modulo solo nel Palermo. Dove, però, dietro le punte c’era Simplicio o Javier Pastore, mentre io ero più arretrato. Non ho schemi prefissati, cerco di esaltare le caratteristiche dei miei ragazzi adattandomi alla rosa che ho a disposizione”.

Non è un caso, quindi, che lo ripeta sempre ai suoi: “Non è il singolo a esaltare la squadra ma la squadra a esaltare i singoli”. E i giocatori hanno recepito il messaggio. “Qui, ho una vasta libertà di scelta su chi schierare sulla trequarti - continua Liverani -. Centrocampisti offensivi, dribblomani o tipici “10”, decido di partita in partita”. Cambiano gli interpreti, ma non il risultato: per Fabio parlano i numeri di un Lecce che guarda tutti dall’alto, con 5 punti di vantaggio sul Catania (che, però, ha già osservato il turno di riposo). Un’orchestra di successo, diretta dal maestro Liverani, che prendeva le redini del gioco già da calciatore. Ottimo regista con le maglie di Perugia, Lazio, Fiorentina e Palermo, ha collezionato anche tre presenze in Nazionale nel corso della sua carriera. L’ultima di queste nel 2006, l’anno della grazia calcistica per l’Italia. Quello del Mondiale, tasto delicato dopo la figuraccia con la Svezia: “Che dovessimo giocarci la qualificazione agli spareggi, era scontato già dopo il sorteggio dei gironi - commenta -. Ma il problema non va individuato soltanto nell’allenatore. Se, ai miei tempi, Lippi poteva contare su un gruppo solido e ormai in sintonia, oggi il c.t. è in difficoltà persino nelle convocazioni. Perché molti ragazzi non giocano titolari nei loro club, mentre i più giovani non hanno sufficiente esperienza a livello internazionale”. Per il rilancio, il nostro calcio andrebbe rifondato, ripartendo proprio dai ragazzi. L’obiettivo è quello di tornare a sognare come una volta. Proprio come fa, oggi, il Lecce di Liverani.

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