"Io voglio vincere e voglio farlo nel futuro”. Così parlava quasi settant’anni fa Ray Kroc spiegando la sua filosofia, che ha poi rivoluzionato il mondo della ristorazione. Da lì a poco nacque la McDonald's Corporation" e il resto è storia. Lungimiranza e ricerca come parole d’ordine. Nel mondo Red Bull la storia è molto simile. Altro settore, stesso concetto. Lo sport ha avuto una parte importante nell'espansione dell’azienda - che ha due scuderie in Formula 1, una in moto GP, due squadre di hockey - ma il calcio, per molti anni, è stato considerato “il giocattolo e il passatempo” del patron Dietrich Mateschitz, scomparso lo scorso 22 ottobre. Oggi rappresentano un modello che fa invidia all’Europa intera. L’azienda ha un fatturato di 7,80 miliardi e il pallone ne è entrato a far parte solo nel 2005, dopo più di 25 anni di intuizioni vincenti e innovative. Prima il Salisburgo poi il Lipsia, ora alte quattro squadre satellite sparse tra New York (il club è quello in cui gioca Maxi Moralez) e il Brasile (proprietari di Bragantino e Brasil). La RedBull è entrata a piedi pari nel mondo del calcio e si è presa la scena. Merito di una filosofia ben precisa, che cura i dettagli alla perfezione e non lascia niente al caso.
Oggi il Lipsia è secondo nel suo girone di Champions dietro al Real Madrid e vanta uno dei fatturati più alti della Bundesliga: 370 milioni di euro. Il Salisburgo invece domina in Austria e stasera a San Siro si giocherà il passaggio del turno contro il Milan di Pioli. Ma non è questo ciò su cui soffermarsi. Quello che ruba l’occhio, ancor più dei risultati, sono i giovani lanciati, scoperti, curati e poi esplosi. Guizzi del Ds Freud a Salisburgo e di Rangnick a Lipsia, ma anche della mentalità dei loro staff. Studiano i giocatori grazie a software che ne analizzano le prestazioni, né valutano i parametri e li inseriscono in un database. Innovazione allo stato puro. Analisi applicata al calcio giocato. Nelle scelte sui giocatori in rampa di lancio l'iter è simile in molti casi: si passa da Salisburgo, una tappa a Lipsia per consacrarsi e poi via in una grande squadra. Haaland e Manè sono solo due dei tantissimi esempi, di grandi giocatori che partiti da lì è hanno poi spiccato il volo. Nel loro caso senza bisogno di tappe intermedie, o per lo meno non al Lipsia. Ma ce ne sarebbero a bizzeffe e ci arriveremo. Pietre grezze diventate con il tempo gemme preziose da vendere a peso d’oro. Plusvalenze, la specialità della casa.
Per descrivere l’impatto del mondo RedBull nel calcio potrebbero bastare due parole, che aprono scenari e raccontano storie nelle storie: Crescita e Futuro. La destinazione è la stessa e tocca ambiti che esulano dal solo pallone. Si prendono ragazzi giovani, scovati grazie a una rete di scout che arriva in tutto il mondo, con l’aiuto di sistemi informatici che permettono di analizzarne ogni caratteristica. Poi vengono valorizzati, in un settore giovanile all’avanguardia per strutture e forma mentis. Non solo calcio, ma anche vita, studio, rapporti sociali. Si pensa all’insieme, non al singolo e viene curato tutto nei minimi particolari. E i risultati poi parlano per loro. Aaronson, Adeyemi e Daka sono solo le ultime pepite vendute dall’azienda. Cento milioni in tre. Uno al Leeds, uno al Dortmund e un altro al Leicester. Hanno spiccato il volo dopo essersi fatti le ossa a Salisburgo, tra Champions e vittorie in Austria. Fotografia perfetta di un modus operandi da prendere come modello.
Cinque su dieci tra le cessioni più costose nella storia del Salisburgo sono andate poi al Lipsia. Keita, Sesko, Szoboszlai, Haidara e Upamecano. Tre di loro sono ancora lì. Naby Keita è stato portato a Liverpool per 60 milioni di euro, Upamecano per 42 è andato invece al Bayern. Il primo nel 2013 era stato preso a poco più di un milione dall’Istres, in terza serie francese, il secondo più o meno al doppio (2 milioni) dalla squadra B del Valenciennes. Scoperte. Fiuto, guizzo e gestione, sono le chiavi da sempre. Per questo da quelle parti i dogmi sono crescita e futuro: si crea, si costruisce e si riparte. Sempre con ottimi profitti. Parlano i fatturati e le plusvalenze, ma anche il campo. Qualificazioni in Champions, coppe e campionati vinti, ma soprattutto ragazzi che partono dalle loro galassie e poi conquistano il mondo. Questi i loro trofei più belli.