Milan e Inter in mani cinesi: un affare per tutti? Sì, secondo Marcello Lippi, che il calcio cinese lo conosce bene. Vincitore di tre campionati e della Champions asiatica con il Guangzhou Evergrande, l'allenatore viareggino sa quali sono le disponibilità economiche degli imprenditori cinesi:
"La scelta di Moratti e di Berlusconi è un atto d’amore nei confronti delle loro squadre del cuore" - si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport - "Per restare ai vertici del calcio mondiale ormai è inevitabile affidarsi alle grandi potenze economiche. Come ha spiegato Berlusconi solo loro possono permettersi di spendere 200-250 milioni l’anno. Poco tempo fa un emissario del gruppo Suning mi aveva proposto di tornare a lavorare in Cina per aiutare la squadra del futuro proprietario dell’Inter a compiere l’ultimo salto di qualità. Avverto perplessità per l’ingresso dei grandi ricchi cinesi in Serie A. E non capisco il perché. Cosa hanno di diverso rispetto agli sceicchi, agli americani, ai magnati russi? I tifosi di Inter e Milan non devono essere preoccupati. Arriveranno imprenditori ambiziosi. Che magari si toglieranno lo sfizio di comprarsi un campione che li entusiasma".
Grandi colpi di mercato in arrivo: "Con 50 miliardi di dollari come patrimonio se lo possono permettere. I grandi ricchi cinesi cercano una visibilità internazionale. Il presidente del Guangzhou era pazzo di gioia quando la nostra squadra diventò la prima nel ranking asiatico. Per loro essere davanti al Giappone, alla Corea, al calcio australiano era motivo di grande orgoglio". L'interesse degli imprenditori cinesi per il calcio italiano ha sorpreso Lippi: "Pensavo che la volontà fosse quella di far crescere il calcio in Cina. Pensate, il Guangzhou ha costruito un’accademia per i giovani che ora vanta 3.000 iscritti. Questi grandi ricchi non vogliono entrare nel calcio italiano per uno sfizio. C’è un progetto di ampio respiro. Sono disposti a spendere tanto per il pallone ma con l’idea di guadagnarne altrettanti con altre strade".
Il calcio in Cina è ancora uno sport secondario? "Per il momento non è popolare. Non vedi nessun bambino giocare con un pallone per strada. A Pechino e in ogni altra grande città ci sono invece tavoli di ping-pong in ogni angolo. Ma il sistema calcio sta comunque crescendo e c’è un progetto molto avanzato per introdurlo nelle scuole. C’è un canale che trasmette tutte le partite del campionato italiano ed è seguitissimo. I calciatori cinesi hanno discrete qualità fisiche ma devono crescere dal punto di vista tattico. Pressing e movimento senza palla sono concetti sconosciuti. Stadi? Non è complicato mettere insieme 30-40.000 spettatori in città da 12-13 milioni di abitanti. Il tifo è corretto. I campioni delle squadre avversarie vengono applauditi. E quando andavamo in trasferta con il Guangzhou spesso in mio onore sfilavano dei bambini con la maglia azzurra".
Ingaggi e livello delle squadre cinesi? "I top player arrivano ad avere ingaggi superiori al milione, ma la media è sui 2-300 mila euro. Livello? Il mio Guangzhou avrebbe navigato a metà classifica. Ma noi eravamo la Juve della Cina. Non a caso la squadra ha vinto gli ultimi cinque titoli".