Il Lione sogna in grande. Stadio privato e diritti tv permetteranno al club del presidente Jean-Michel Aulas di mantenere un posto stabile tra le grandi d'Europa e di resistere agli assalti dei top-team ai gioielli di casa. Il massimo dirigente dei prossimi avversari della Juventus punta in alto: "Siamo all'anno zero di un piano quinquennale finanziario e sportivo" - si legge nelle pagine di Tuttosport - "Adesso siamo proprietari, unico club in Ligue 1, dello stadio e di un campo di allenamento super moderno. Abbiamo l'ambizione di essere, tra cinque anni, tra le grandi d'Europa. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo investito 500 milioni: d’ora in poi vogliamo raccogliere i frutti di quanto seminato".
Anche i bianconeri hanno intrapreso la strada giusta: "E' vero, anche se hanno sempre lo stesso modello sportivo, già tre anni fa erano entrati in una spirale positiva che continua ancora: sono solo più forti sul piano tecnico. Noi quest'anno siamo stati penalizzati dai troppi infortuni. Il potenziale è ottimo, la squadra è molto forte, anche se giovane. E finanziariamente adesso siamo solidi. Higuain a 90 milioni? No, adesso non potrei comprarlo, ma in assoluto non lo farei. La Fif Pro continua a chiedere alla Ue di abolire gli indennizzi per la cessioni del calciatori: e se prima o poi Bruxelles gli desse ragione? Investire 90 milioni su un giocatore è un rischio che non posso correre".
Rapporti con Agnelli? "Siamo molto vicini sul piano delle idee. Agnelli è ambizioso e forte economicamente, ma soprattutto nella governance vista la famiglia che ha alle spalle. Lui è più avanti con il suo progetto e ha una visione molto lucida sul futuro. Però il modello di business tra i nostri due club è simile, basato sui diritti tv e sullo stadio privato per puntare sulla massimizzazione dei profitti. A differenza della Juventus, però, il Lione ha la prima accademia d'Europa con il Barcellona. Pogba? È un sogno poter vendere a quelle cifre perché si ottengono risorse incredibili. Ma è anche una debolezza: i giocatori che si crescono dovrebbe restare dove si sono formati. Umtiti è l'ultimo big che abbiamo venduto: spero non ce ne siano altri. E presto avremo undici su undici giocatori fatti in casa".
Lacazette è rimasto a Lione. Aulas spiega il motivo: "Le offerte c'erano ed erano anche allettanti, ma ora cerchiamo di non vendere più i pezzi migliori. . Senza l'infortunio, Fekir avrebbe raggiunto quotazioni persino più alte. Abbiamo tenuto i migliori e siamo tornare a fare dei buoni acquisti, come Mammana. E se saremo costretti a vendere, perché qualcuno vuole andarsene, reinvestiremo subito. Pjanic? Ho un buon ricordo di lui, è arrivato qui ragazzo, da noi è diventato professionista. Tecnicamente è sempre stato superiore agli altri. Era molto simile a Juninho, magari non con la stessa tecnica di tiro, ma ci era vicino. Un giocatore eccezionale, non sono stupito della carriera che sta facendo".
Champions? Aulas dà poche speranze ai suoi: "Abbiamo poche possibilità, direi un 10 per cento. Ma nel nostro stadio siamo forti e, soprattutto, siamo forti contro i forti. Abbiamo battuto Real, Bayern e tutte le grandi europee. Non siamo in crisi, a Nizza abbiamo fatto un'ottima partita e se non fossimo stati in dieci l'esito sarebbe stato diverso. Il problema sono gli infortunati, ma adesso torna Lacazette che è un pilastro, lui e Fekir possono essere l'attacco della Francia. Poi abbiamo recuperato Rafael e Cornet. Tolisso se gioca al suo posto ha grande possibilità. Ma la Juventus resta favorita".
Qualche numero su cui riflettere... "In un anno abbiamo raddoppiato il fatturato: siamo a 220 milioni, il prossimo saremo a 250- 300. Puntiamo a entrare nei dieci-quindici club europei con il fatturato più alto. L'area di Lione rappresenta il 15% del pil francese, lo stadio di proprietà e il centro sportivo ci garantiscono solidità, solo grazie allo stadio guadagniamo 70 milioni. Fair Play Finanziario? Prima di introdurlo i club avevano 1 miliardo e 700 milioni debiti. Ora il deficit è sceso a 300 milioni. E andiamo verso l'equilibrio: significa che funziona. Ci sono ancora dei casi da regolare, in particolare quelli di club dell’Est Europa, che vivono con sovvenzioni di stato. Purtroppo da quando non c'è più Platini si è un po' mollato con la rigidità dei controlli".