"Puoi essere forte quanto vuoi, ma se non ci sei con la mente non vai da nessuna parte". Pronti, via: subito la sentenza. E se ad emetterla è uno che a inizio carriera veniva chiamato 'piccolo Cavani' qualcosa di vero dovrà pur esserci. Adesso Alessandro De Vena è cresciuto: gol a raffica - 7 in campionato -, terzo posto in classifica marcatori ed un solo obiettivo, trascinare il suo Melfi alla salvezza in Lega Pro. Nato con la maglia del Napoli addosso, professionista esemplare l'ormai ex 'scugnizzo'. Al termine di ogni allenamento un solo segreto. Tanta tanta lettura. "Indispensabile per realizzare i propri sogni". Sorpresa? Neanche troppo secondo De Vena.
Tutto grazie all'aiuto di un mental coach: "Con il passare degli anni ho capito tante cose - racconta l'attaccante classe '92 ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - ed ogni mattina mi sveglio con un pensiero fisso in testa, qualcosa a cui non riesco a rinunciare nemmeno per un secondo. Io punto alla Serie A". Ambizioso De Vena, la banalità non è nel suo stile: "Così ho capito che è importante curare ogni dettaglio. Non solo dal punto di vista fisico, ma soprattutto da quello mentale - spiega ancora il capocannoniere del Melfi -. Lavoro molto sul dialogo con i compagni, sul rapporto da instaurare con loro. Spesso i calciatori si soffermano sulle solite cose, ma a fare la differenza è altro. La mia evoluzione è partita quando ho iniziato a rapportarmi con un mental coach. In tanti mi dicevano: 'Oh, ma hai lo psicologo?'. Non capivano invece quanto fosse importante questa figura. Ormai sono abituato a usare carta e penna ogni giorno per scrivere i miei pensieri e le mie sensazioni, anche lui mi invia di continuo tantissime frasi. E poi leggo tantissimo, è fondamentale per aprire la mente. Sto per finire 'Come ottenere il meglio da sé e dagli altri' di Anthony Robbins, è un libro che mi appassiona. Tutto poi si ripercuote sul campo: finalmente sto andando in rete con continuità, ma dietro ogni gol c'è una quantità enorme di impegno e sacrificio. Guardo indietro e penso a com'ero prima, quando magari mi capitava spesso di dire 'Basta, sono stanco'. Adesso invece non mi lamento più. E così sono felice".
Una felicità soltanto sfiorata a inizio carriera - nel 2010/11 - ed un sogno infranto con la maglia del Napoli: "Ero giovanissimo, ma con la Primavera ero stato protagonista con 17 gol. Forse adesso è più semplice, ma in quel periodo bisognava guadagnarselo il contratto con la società azzurra. Ci riuscimmo solo in quattro o cinque, tra questi c'eravamo io e Armando Izzo - ricorda De Vena -. Solo che il Napoli prima mi mandò in prestito alla Triestina, poi mi diede in comproprietà al Viareggio, sempre in Lega Pro. E' stato lì che forse ho commesso l'errore più grande, mi sentivo arrivato". Con il club del presidente De Laurentiis però niente dente avvelenato: "Non potrei mai, lì ho vissuto momenti straordinari. Mi allenavo in prima squadra con campioni incredibili e avevo la fortuna di apprendere da Edinson Cavani, un giocatore spettacolare. La cosa divertente era che mi chiamavano proprio così, 'piccolo Cavani'. Da allora ho sempre provato a imitarlo, mi ricordo come si impegnava a difendere palla vicino alla bandierina anche in allenamento. Un vero condottiero, è lui il mio modello".
Non solo 'El Matador' però: "A Lavezzi ho visto fare cose fuori dal normale - aggiunge l'attaccante -, ma quando ero piccolo quello che mi faceva impazzire era Adriano: una bestia! Tra i contemporanei? Il mio preferito è Suarez, uno che si muove su tutto il fronte d'attacco e che punta sempre la profondità. Tutto quello che piace fare a me insomma". E che riesce anche abbastanza bene a giudicare dai numeri: 4 gol nelle ultime 6 giornate di campionato con la maglia del Melfi e squadra per la prima volta fuori dalla zona play-out. "Questo è il mio presente, fatto di soddisfazioni che ripagano un lavoro serio e onesto. Il futuro? Intanto penso ad arrivare a dicembre nelle migliori condizioni possibili, ma per il momento non ho sentito nessuno. Credo comunque che la Serie B possa essere a breve un approdo naturale. E qualche anno fa ci sono anche andato vicino...".
'Sì?' E via di retroscena: "Nella stagione 2013/14 mi voleva anche l'Entella, ma solo in prestito - svela De Vena -. Col mio entourage decidemmo invece di andare al Viareggio, mi prendevano in comproprietà ed era più vantaggioso. Alla fine i liguri vinsero il campionato ed andarono in Serie B. Chissà, magari sarebbe nata una favola...". Ma nessuno scherzo del destino: "Non credo a queste cose, il destino te lo devi costruire da solo. E allora quando andai via dal Chievo? Avevo solo 17 anni, non avevo ancora il cervello da professionista e non mi ero ambientato. Appena l'allenatore disse 'Chi non ha voglia vada pure a casa', presi subito la palla al balzo e feci le valigie. Erano trascorsi solo pochi mesi, vuol dire che doveva andare così. Io voglio solo continuare a lavorare per raggiungere il mio sogno, quello per cui mi sveglio ogni mattina". Vietato porsi limiti: "La A col Napoli sarebbe il massimo. Ci penso e ci credo - conclude -. Perchè io lo so: nel tempo tutto può cambiare". Parola di Alessandro De Vena.