"Settimo Scudetto già in tasca? Non esageriamo, è ancora lunga. Siamo messi bene, ma aspettiamo. Io penso che si decida molto nello scontro diretto". E allora data fissata, per un appuntamento che potrebbe, davvero, decidere un campionato più equilibrato che mai in questa stagione: Miralem Pjanic, centrocampista della Juventus, ha parlato così alle pagine de "Il Messaggero" del controsorpasso effettuato sul Napoli dopo le due mancate vittorie azzurre contro Roma ed Inter, soffermandosi sul suo presente bianconero e sulla sua evoluzione da calciatore.
"Da vincente ci si sente molto bene, sono felice. Qui, alla Juve, la vittoria si respira dalle mura: Andrea Agnelli me ne ha parlato il primo giorno che ho messo piede a Vinovo. Giri e vedi i trofei, le bacheche: i successi sono nel dna di questo club. Si respira la storia. Mi sento migliorato, più maturo. Penso meno alla giocata e più alla squadra. Tutto parte dalla testa, insomma". Una scelta di sposare il progetto Juve che un suo grande amico, Radja Nainggolan, non ha particolarmente gradito e condiviso, considerandola opzione facile per collezionare trofei in più: "Dopo cinque anni bellissimi a Roma, ho solo deciso di fare altre esperienze. La Juventus mi ha seguito, mi ha voluto: avvertivo l’esigenza di confrontarmi con un’altra esperienza, del resto la carriera di un calciatore è breve. Ma vincere non è mai facile e non lo è nemmeno qui alla Juve: ci vuole abnegazione, lavoro. Le vittorie si ottengono sudando, meritandole. Vincere a Roma sarebbe stata un’emozione unica: purtroppo non ci sono riuscito, e mi dispiace. Ma ci ho provato. Molti sono rimasti male per il fatto che sia andato via, ma io non ho tradito nessuno".
Dagli ingredienti per il successo al momento del calcio italiano: "La qualità dei calciatori è fondamentale, ma ci vogliono anche uomini da spogliatoio, tipo da noi Buffon, Chiellini, Barzagli, gente abituata alla vittoria, che sanno trasferire agli altri questa voglia. La Juventus vince, ma ha sempre tutti contro. Del calcio italiano non mi piacciono le troppe polemiche, a volte bisognerebbe abbassare i toni: ma sta crescendo, lo dimostrano le presenze di Roma e Juve nei quarti di Champions. E sono molto contento che ci sia anche la Roma, lì ho lasciato un pezzo di cuore e ci torno spesso. Siamo le ultime finaliste, di sicuro sarà una bella lotta".
Chiusura su Napoli, erede nel ruolo e VAR: "Penso che il Napoli giochi il miglior calcio d’Italia: magari la Juve è più pericolosa, più intelligente nel modo di difendere e di interpretare una partita. E poi cosa vuoi dire a un allenatore che vince? Che gioca male, forse? Io penso che conti il risultato, si gioca per quello. Io sto con Allegri. Vedo Bentancur come mio erede, e con il VAR all’inizio era complicato: ora ci siamo abituati, anche se il calcio è meglio viverlo al naturale. Va perfezionato il meccanismo, questo è evidente".